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martedì 5 settembre 2017

Un Viaggio in treno ( Da Carlo )




                                          Un Viaggio In Treno
Mamma mi chiese, se andavo con lei, a Milano. Affari  lei lavora nell'abbiente della moda. Ero consapevole che mi sarei annoiato. Non potevo dirgli di no. Era raro che stavamo un po’ insieme. E’ siccome volevo chiedergli di andare. In vacanza. Da solo, con un amico.
Coglievo a volo. L’occasione. In un momento che era contenta. Prendemmo il treno delle ventidue. Dalla stazione centrale. Per fortuna non era affollato. Come il treno lascio. la stazione. Mamma prese una rivista. Inizio a leggere. Io mi distesi, sul sedile di fronte, dato che eravamo soli. Mi distesi, per lungo. Iniziai a sfogliare una rivista. Mi girai per bere un sorso d’acqua. Guardai verso mamma. Restai a bocca aperta. Era impegnata a leggere, il fatto, che stava con le cosce aperte, è si vedevano le mutandine. Le aveva bianche. Io penso, che non ce niente. di più eccitante. Che spiare tra le cosce di una donna. Se poi è tua madre, è ancora più eccitante. Non so voi ma io quando, vedo quel triangolo bianco, tra il buio delle cosce. Tra quello che mi mostrava, mamma è le modelle quasi nude sulla rivista. Mi eccitai, il cazzo duro, pressava contro i miei jeans, mi massaggiai, dal di sopra.  I pantaloni, poi pensai cazzo, ma non sono mica solo. Guardai mamma, notai che sorrideva. Cosa, voleva dire quel sorriso. Guardai tra le sue cosce. Lei noto dove era diretto il mio sguardo. Non fece nulla, riprese la rivista. E’ io rimasi li eccitato a fissarla. È non mi interessava, che mi vedeva massaggiarmi il cazzo. Il treno si fermo. In una stazione.
- Carlo  se salgono passeggeri, siediti vicino a me. Non mi va che qualcuno, con la scusa che dorme, mi trovo le sue mani che toccano.
- Non ai timore che io ti tocco. Cosa, vuoi che mi interessa se mi tocchi tu. E’ poi dimmi non sei, contento, non ai sbirciato, abbastanza. Si alzo, abbasso il finestrino. Mi alzai anche io. Poggiai le mani sulle sue spalle. Guardai fuori dal finestrino. La baciai sulla guancia. Sei bellissima. Sorrise. E’ io come il più grande dei depravati mi accostai a lei. La baciai, di nuovo. Mi accostai, tanto che il cazzo presso contro il culo. Mi aspettavo uno schiaffo. Avevo si paura, ma non mi tolsi. Notai che, fece un movimento con il culo, come a massaggiare il cazzo. Misi la mano sul davanti è piano scesi sul ventre, la massaggiai un po’, poi scesi giù, su ventre, pressai. Lei poggio la testa, sul mio petto. Tutto, fini, entrarono dei passeggeri. il treno parti, prendemmo posto. Come d’accordo, presi, posto al suo fianco. I nostri corpi si toccavano è io mi eccitavo sempre di più. un passeggero, chiese se si spegnevano le luci. Restammo al buio, con solo la lambada, blu. Guardai gli altri, tutti erano con gli occhi chiusi, stesi la mano la poggiai, sulla coscia. Lei prese la giacca, se la mise sulle cosce, copriva la mia mano. La guardai, era poggiata, allo schienale con gli occhi chiusi. Pressai per farle aprire le cosce. Sali piano sino ad arrivare, nel centro. Scostai l’orlo, misi un dito tra le labbra della fica, iniziai a masturbarla molto lentamente. Si giro verso di me. Mi sorrise.
- Amore smettila ti possono vedere.
- Mi dispiaceva togliere la mano. Ero anche contento, non era arrabbiata. Felice, mi addormentai. Mi svegliai, che stavamo entrando in stazione. Con un taxis, ci recammo in albergo. Come l’inserviente chiuse la porta ci guardammo, con un sorriso di complicità, senza pensarci molti le nostre bocche si unirono in un bacio, le lingue giocavano l’antico gioco, di cercarsi, è giocare. Le mie mani non trovavano, un punto, dove fermarsi, esploravo il suo corpo. Lei mise la mano tra noi. Mi sbottono, i pantaloni. La fermai, misi una mano dietro ai suoi ginocchi, la sollevai, la portai sul letto.  Iniziai a spogliarla. E’ lei aiuto me. Restammo nudi. È lei era uno spettacolo. ‘’ L’ avevo vista al mare, in costume, li nuda, era diversa’’. Credo, che sia un effetto, che lo fa a tutti. In spiaggia ci sono tantissime donne, in costume. Mi distesi al suo fianco. Presi un capezzolo tra i denti ,lo morsicchiai, delicatamente. Lei prese il cazzo, mi accarezzava molto dolcemente.
- Amore è peccato quello che ci accingiamo a fare. A ti voglio, vienimi sopra. Prendimi ti desidero.
- Mi distesi su di lei. Guidai il cazzo, entrai in lei. Puntai i pugni sul letto, è iniziai a chiavarla. Mai una scopata, era cosi bella, eccitante. Lei mise i piedi sul mio culo, è mi teneva, stretto a lei. Chiamandomi amore.
- Baciami amore. E’ scopami forte, mi piace un mondo, sentire, il cazzo che tocca il fondo. Cosi che bravo che sei. Vieni con me amoreee.
- Gridammo insieme, il nostro piacere.

Da quel giorno siamo amanti. E’ non ce un amore più bello, più grande, dell’amore di una mamma.


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