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Dovevo Lucidare I mobili, lucidai il suo corpo (Un lettore del web )





                         
Un giorno come tanti. Il sole picchiava, cosi forte, che neanche al riparo si stava bene. Io è un amico eravamo seduti, fuori al bar. Ricoperto di canne,. Ascoltavamo musica, sottovoce, proveniva dal juke box. E’ sorseggiando un bibita. Arrivo un ragazzino sui dieci anni.
- Salvatore, sei tu.
- Si sono io che vuoi. Zia Nunzia ti vuole, devi andare. a casa da lei. Mi paghi un gelato. Gli comprai il gelato. Insieme ci recammo a casa di sua zia. ‘’ Sua zia, la conoscevo molto bene, tutti i ragazzi, sognavano di scoparsela. ‘’ Buongiorno Nunzia, cosa ce. Salvatore vorrei farti vedere i mobili come stanno diventando, mi dispiace sono tutti fatti a mano. ‘’ Sono un restauratore di mobili’’. Fammi dare un occhiata ‘’ Mi guido nella camera da letto. Guardai i mobili. Di più il letto. ‘’ Pensai ti stenderei su quel letto’’. E’ vero si stanno, rovinando. La camera da pranzo è lo stesso?.
- Di più credo perché la camera è sempre piena, di sole.  
- Chiama qualcuno per farli riparare.
- Io o chiamato te, mi fido di te.
- Nunzia io voglio godermi la vacanza. Alla fine mi convinse. Io in verità non lo so. Ho credo di saperlo, mi attirava l’idea, di restare da soli. L’indomani mattina, mi presentai da lei. Iniziai il mio lavoro. A quello che non ero preparato, Lo speravo, che lei, si mostrava. Verso le dieci mi porto, un panino e una coca. A pranzo con lei. Erano le quindici. Lei venne è si sdraio sul divano, per lungo, era di fronte a me. Aveva chiuso gli occhi. Dove stavo gli vedevo il triangolino bianco della, mutandina. Mi eccitai è cosi tanto, che stavo per venire, senza toccarmi. Lei muoveva le gambe, ebbi l’impressione che, mi voleva provocare. In quel momento pensai. Io ci provo quando si rifiuta, mi manda al diavolo. Vado via. E’ torno alle mie vacanze. Mi avvicinai al divano. Mi inginocchiai, gli misi la mano sulla coscia. Lei non reagì. Aveva accettato il mio approccio. Ho dormiva. Continuai accarezzarla, Sali lungo la coscia sino a che toccai il centro,. Scostai la mutandina misi un dito tra le labbra della fica.
- Salvatore che fai. Fermati un attimo. Vieni andiamo di la sul letto staremo più comodi. Vicino a letto lei si giro a guardarmi, sorrideva. Indossava un vestito abbottonato d’avanti. Iniziai a sbottonarlo. Lei mi sfilo la maglietta. Lei era senza reggiseno. Mi inginocchiai, gli sfilai la mutandina. Vedendola nuda. Era ancora più gnocca. Da vestita. Mi tolsi il pantaloncino insieme alle mutande. La feci stendere, sul letto. La baciai sulla bocca, gli diedi la lingua. Lei mise le mani dietro alla mia schiena. Si teneva stretta. Le nostre lingue giocavano, si cercavano. Lasciai di baciarla, e scesi lungo, il collo, mi fermai sulle tette. Belle sode. Non aveva avuto figli. Non aveva allattato. Presi il capezzolo tra le labbra, era un bel chicco d’uva. Acerba. Di come era duro. Dopo alcuni minuti. Lasciai il seno. Scesi giù, mi fermai sul ventre, gli leccai l’ombelico. Come stavo per mettermi, sul monte di venere. Lei mi blocco.
- Non voglio, con il caldo che fa, non voglio. Vieni sopra e scopami.
- Mi distesi su di lei. Lei apri le cosce. Prese il cazzo è lo guido. Diedi un colpo di reni, è mi piantai, tutto in lei. Sto sognando, quante, seghe mi ero sparato, pensando a lei. Ci baciavamo, è la scopavo. Lei mise i piedi, sulle mie natiche.
- Salvatore vieni con me. Resisti ancora un po’. Cosi ti prego, non ti fermare. Che bello. Vieni adesso, cosi siii. Venni con lei,. Ci rilassammo, per un po’. Ricominciammo, a scopare.
Da quel giorno, scopavamo, è facevamo di tutto, dai interminabili sessantanove.
Mia madre non so se aveva sospettato qualcosa, mi rimprovero che durava da troppo tempo, quella lucidatura a i mobili.
Nunzia è io fummo amanti per un bel po’ di anni. Fini il giorno che, io lasciai la città per trasfermi.


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