Mia Cugina Lina
Quando ero bambino, i giochi erano semplici. Non avevamo tanti,
giocattoli. Ci si inventava. Cerano due giochi che mi piacevano, molto. Il
medico è l’ammalato. E’ marito è moglie.
Si da piccolo, il mio chiodo fisso, erano, è sono le donne.
Per i giochi, a parte i soliti, giochi di tutti, i maschietti. Era
fare il dottore, è quello che volevo fare nella vita. Poi sono diventato,
infermiere.
Nel gioco del dottore. Avevo due pazienti. La prima, mia sorella.
L’altra mia cugina. Gli facevo abbassare le mutandine. È giocavo con la
patatina.
Gli passano, certi giochi non si fanno più.
Citando quel detto, il lupo perde, il pelo, ma non il vizio.
Con il passare degli anni. Mia cugina diventava sempre più bella, e
sempre più una gran fica.
Mi ero messo con una ragazza. Mia cugina. Non mi salutava più. la cosa
strana che non capivo cosa, avevo fatto. Un giorno ero di sevizio, al pronto
soccorso. Arrivo l’autoambulanza. Restai sorpreso e dire poco. Sulla barella cera
mia cugina. Aveva una colica renale. Dopo che gli era stata messo una flebo. Si
calmo, il dolore. Avevo detto a gli altri che era mia cugina. Restai solo con
lei. Come ti senti. Meglio mi mandate a casa?.
- Non adesso, ai dei calcoli se li espelli, va bene se no sarai
ricoverata. Lisa so bene che non il momento, è nemmeno il luogo. Mi dici
perché, non mi salutavi più. non lo ai
capito. Sin da bambini mi mettevi le mani nella mutandine. Io mi aspettavo, che
si stava insieme, invece tu guardi tutte, ma non me. Cosa o che non ti piace.
Tu sei fantastica. Quando eravamo bambini era diverso, tu mi piaci, siamo
cugini.
- E’ chi se ne frega. Io ho una voglia matta di scopare con te.
- Lo desidero anche io. Non ci fu, il tempo di risposta che, scappo al
fare la pipi. Il calcolo usci fuori. Decise ti attendere, un poco. Io finivo il
mio turo cosi. Andammo via insieme. Non presi la strada di casa. Presi la
strada che portava a un bosco. Mi fermai in posto che conoscevo molto bene.
Abbassai i sedile.. sorridendo mi venne
incontro, le nostre bocche si unirono in bacio. E’ non fu delicato. Era carico
di sesso. Forse era dovuto. Che era molto atteso e cercato. Le nostre bocche
sembrava, che non trovavano una posizione. Misi la mano tra le cosce. Per mia fortuna.
Non aveva calze, al pronto soccorso, non le aveva rimesse. Scostai la mutandine
gli misi un dito in figa. Sentì che mi sbottonava il pantalone. Tiro fuori il
cazzo, inizio a masturbarmi. Dopo un bel
po’. mi lascio. Prese lei l’iniziativa. Mi fece cambiare di posto, si mise a
cavalcioni su di. Scosto quel filo che chiamano mutandine. Guido il cazzo. E
lentamente si impalo. Resto ferma per alcuni secondi. Mise le mani sulle mie
spalle. Inizio a salire e scendere. Quella per me, è la posizione che più,
aiuta la donna a godere. E’ lei a dettare i ritmi. La tirai, con le testa verso
di me, desideravo baciarla.
-Duro molto, poco. La scopata. Lei mi chiese.
Godi con me vieni insieme a me.
Riuscimmo, a finire in tempo. Che sentimmo, delle voci. I ragazzini, venivano a
giocare.
Da quel giorno diventammo amanti. Oggi viviamo insieme. Ci si fa un
pensiero di fare un bambino.
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