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martedì 3 ottobre 2017

Mia cognata, e mia Cugina ( Inviata da un lettore)




                                                Mia cognata, e mia Cugina
                                                   Capitolo 1
Una sera, fui invitato, a casa di un amico, in quel periodo, si organizzava, ballare in casa, si organizzava o per il sabato, o la domenica, accettai, essendo un militare, non avevo molte possibilità, cosi il sabato sera, mi recai, a casa dell’amico, Sergio, li conobbi, una ragazza, non tanto bella, era un bel pezzo di fica.
Si chiamava Sandra, mi presentai.
Non sei di qua, di sicuro sei un militare.
Lo sono ai qualcosa contro i militari.
Io personalmente, no, ma tutta la città non vede di buon occhio, a voi militari, arrivate, vi mettete, con una ragazza, solo per scoparci, e dopo chi si e visto, si e visto.
Non lo so cosa, fanno, o hanno fatto, non credo che sono, tutti uguali, e poi, mi scuserai, tutte le volte che due si mettono insieme, deve essere un matrimonio, credo che anche i ragazzi del posto, si prendono e si lasciano.
E vero, e succede da, per tutto, con i militari, e sicuro, che solo per scopare.
Pensala come vuoi, non posso farci nulla, io avevo chiesto un ballo, non un fidanzamento.
 Scusami sono stata troppo aggressiva?, a volte mi lascio andare.
Non ne parliamo più, balliamo.
Volentieri, non sono molto brava, non mi dire nulla se ti calpesto i piedi.
Lasciati guidare, credo di essere, bravo, o mia madre che, insegna ballo. La presi per mano la portai a centro del salone, era una frana. Io vado via, per me e tardi, mio padre, e all’antica.
Ti posso accompagnare, a casa.
Non ne vedo il motivo, ma se ti fa piacere, andiamo.
Salutai il mio amico.
Dammi un attimo, vorrei presentarti mia madre, lei e originaria, della tua zona, gli o parlato di te e vuole conoscerti.
Volentieri, la signora, stava in cucina, preparava panini, e altra roba da mangiare.
Mamma ti presento, il mio amico e tuo compaesano.
Piacere signora, gli tesi la mano, rimasi, sorpreso, di com’era bella, e giovanile, quello che non capi, subito, era, un volto, conosciuto, sicuro, non l’avevo mai vista prima.
Mio figlio mi, a raccontato di te, di dove sei precisamente, di Caserta signora.
Io sono di Caserta, puoi tornare domani, mangi con noi, mi farebbe piacere, parlare, un po’ della nostra città, e molto che ci manco.
Verro volentieri signora, a che ora, sa noi militari, abbiamo dei doveri, e degli orari da rispettare.
Alle quattordici ti va bene, e chiamami Anna, d’accordo ti aspetto.
Sandra era rimasta, in corridoio, era nervosa.
Scusami la mamma di Sergio, mi a trattenuto, mi a invitato a pranzo, per domani.
Sappi che a me non mi piace, attendere nessuno, e non inizio con te.
E vattene, che cazzo credi di essere, che cosa credi di essere la principessa del pisello.
Stronzo, non o altro da dirti.
Apri la porta, andò via sbattendo la porta, tornai in sala, cercai il mio amico, gli spiegai l’accaduto, lui scosse la testa, e sempre la solita.
Ti presento la sorella, e di tutta ,un’altra pasta vedrai, e de molto bella.
Mi guido, tra la calca di ragazzi, cerano due ragazze, parlavano tra loro.
Tina vorrei, presentarti un mio amico, questo e Nicola.
Piacere, di fare la tua conoscenza, militare?.
Dimmi e un vizio di famiglia, o di tutte le ragazze del posto, pongono la stessa domanda.
Perché vizio di famiglia, mia sorella ti a fatto la stessa domanda, ti o visto che ballavi con lei.
Si, o fatto un giro, mi sono offerto di accompagnarla a casa, non per niente, non posso trattenermi molto, ce la ritirata, gli raccontai l’accaduto.
Lascia perdere, ti resta il tempo, di farmi ballare.
A costo, di prendermi dei giorni di cella, ballerò, con te.
Grazie non voglio che predi giorni di cella, balliamo.
Lei non era come la sorella, ballava bene, mentre si ballava, gli dissi che era mio desiderio, rivederla, gli raccontai dell’invito , a pranzo della padrona di casa.
La signora Anna, e una donna stupenda, gli vado a chiedere, una cosa, mi accompagni a casa, mi aspetti.
Certo  a costo di mettere le radici in corridoio, si allontano ridendo, torno, poco dopo.
Fatto, andiamo, domani sarò invitata a pranzo anch’io, ti fa piacere.
Si mi fa piacere, non capisco, ci siamo appena conosciuti.
Lo so, non metterti niente in testa, mi piaci e vero, non sto cercando un fidanzato, o peggio un marito.
Come non detto, andiamo, ai paura della moto?, sei una ragazza, sveglia, non ai paura di sicuro.
Non o paura, di niente io.
Volle fare la forte, come monto sulla moto, si aggrappo forte, mi indico la strada, fermai la moto, scesi, lo stabile era di quelli vecchi, buona notte, vuoi che ci rivediamo.
Domani a pranzo, ci vedremo.
Mi chinai verso la sua bocca, poggiai la bocca su quella di lei, apri le labbra, accolse la mia lingua, me la strinsi forte, gli misi una mano sul culo, cercai di mettere la mano sotto al vestito, lei mi respinse, delicatamente.
Tu corri troppo, lo sai fai cosi con tutte, ci manca poco , e mi trovo la tua mano nelle mutandine.
Sei bella, e normale che mi e venuta la voglia, di toccarti, mi piacerebbe fare, l’amore, con te.
Stronzate, voi uomini, vi nascondete, sempre dietro alle parole, fare l’amore, e quando due si amano, tu vuoi scopare, e diverso.
Mi piaci vorrei scopare con te, che mi dici.
Vai in caserma, e ti spari una sega, buona notte.
Scappo ridendo, e io come stavo veramente avevo bisogno di farmi una sega.
L’indomani per le tredici, mi recai a casa, dell’amico, lo definisco,tale, ci siamo conosciuti, al circolo, degli scacchi, mi fermai a comprare, dei dolci, e dei fiori per la signora, mi piaceva da matti, sono stato sempre attratto, dalle signore, cinquantenne, sono, più disponibile, non ti creano problemi, di volere un fidanzato, marito, al mio arrivo, mi apri, lei.
Buongiorno, non doveva, prendersi, il disturbo, lei e un militare, comunque grazie, venga, sono sola, mio marito e mio figlio, sono andati al mercato, a prendere del pesce, per la griglia, le piace, me lo auguro.
Sicuro che mi va, i dolci li mette, in frigo,. Li dia pure a me, venga, mi fa compagnia in cucina, o vuole vedere la tv nell’attesa.
Sto con lei, in cucina, non mi capiterà tutti i giorni, di poter vedere, una bella donna come lei.
Grazie, giovane e galante, allora parlami un po’ di te, chi e tua madre, i tuoi nonni, forse li conosco, anche se sono andata via da molti anni.
Gli dissi i nomi dei miei nonni, sia paterni e materni, lei si blocco.
Dimmi tua madre, si chiama Assunta, per caso?, mio dio e cosi.
Si e cosi,cosa le succede, si calmi, mi venne vicino e mi abbraccio forte, mi baciava, per tutto, il viso, io iniziai a contraccambiare, ad un tratto ci venimmo a trovare bocca a bocca, non ci pensai su, gli diedi la lingua in bocca, lei contraccambiò, misi la mano sul culo, glie lo accarezzavo, gli sollevai il vestito, misi la mano tra le cosce, di la nelle mutandine, al tatto, senti una fica, folta di peli, iniziai a masturbarla, quando mi respinse, delicatamente.
Scusami, e togli quella mano dalla mia, fica, io mi sono lasciata trascinare, dall’entusiasmo, noi siamo cugini, tua madre, e la sorella di mio padre, siamo di famiglia.
Sei sicura, io non conoscevo la tua esistenza.
Non potevi, lo sai che mio padre, e, tua madre litigarono, non si parlano, ancora, almeno credo.
O capito, mi fa piacere, di avere, una cugina, bella come te.
Ti ringrazio, pero sei, uno che coglie tutte le occasioni.
La ripresi per i fianchi, perché non continuare, non gli diedi il tempo di obbiettare, se mai ci stava, cercai la sua bocca, riprendemmo a baciarci, misi la mano lungo la coscia, lei mi allontano.
Caro mio mi vuoi scopare?, se lo vuoi, non perdiamo tempo, possono arrivare da un momento, all’altro.
Non risposi, cosa potevo dirgli, la girai la feci poggiare le mani sul tavolo, lei capi, si chino, gli sollevai il vestito, gli abbassai le mutandine, quel tanto che bastava, un bel culo, si presento alla mia vista, arrapato, guidai il cazzo, entrai, in lei, la presi, per i fianchi, iniziai a chiavarla.
Scopata, da mio cugino, e scopi, bene, dammi qualche sculacciata,, e se ce la fai mettimi, un dito nel culo, ecco cosi, chiavami forte, sborrami in fica, cosi ce bello, mettimi due dite in culo,mi fai morire, sborra, non perdere molto tempo, la prossima volta, avremo più tempo.
Diedi alcuni colpi forti e rapi esplosi, è ne fu tanta, ero in uno stato, di eccitazione dalla sera prima, riuscimmo appena, a finire, e rimetterci in ordine che arrivarono, padre e figlio, fu una sorpresa anche per loro, che si trovavano un parente, all’improvviso, mostrarono, che erano contenti, arrivo anche Tina restai sorpreso, mi bacio a stampo sulla bocca, era allegra.
Sei, contento, di vedermi.
Io sono contento per natura, basta che mi alzo al mattino, guardo il tempo, se piove, o ce il sole, sono contento, sono vivo.
E bravo il mio soldatino, anche poeta.
Fu un pranzo, buono, e pieno di allegria, con Anna, appena fu possibile, gli chiesi quando potevo incontrarla, da sola, mi disse, la mattina, dopo pranzo, Tina, mi chiese se facevamo un giro con la moto, voleva farmi conoscere la zona, non obbiettai, conoscevo tutto, della costa, marina, con la moto giravo alla scoperta, di luoghi, nuovi, mi porto ai margini di una pineta, la scelta, era scendere al mare, o entrare nella pineta, lei mi prese, per mano, mi, porto all’interno della pineta, non manco molto, che, vidi dei giacigli, d’erba, secca, alcuni, quasi come una capanna di frasche, dei preservativi, sporchi, e delle siringhe, scusa ma dove mi porti, sembra un ritrovo per puttane, e drogati.
E cosi, ma ancora un po’ di pazienza, vedrai ti piacerà.
Più avanti, il bosco si fece più fitto, e pulito, lei si fermo.
Ti piace, qua, si sta tranquilli, vuoi baciare, o devo farlo io.
Ci baciammo, gli misi la mano sotto il vestito, prima gli accarezzai il culo, passai davanti, iniziai, a masturbarla, mi sbottonai i pantaloni, la guidai a prendere il cazzo, lo teneva in mano, delicatamente, quasi, come non voleva, scusami se non vuoi, non devi per forza.
Scusami, forse non mi crederai e la prima volta, che, mi trovo, con il cazzo in mano, non so ne cosa, provo, nemmeno che devo fare.
Strongilo, un po’ di più, e fai avanti indietro, inizio, a farmi una sega, non mi andava, che cazzo stare con una donna, farsi fare una sega, Tina cosi non mi piace,  non sono un ragazzino, che si fa le seghe.
Cosa vuoi che faccia, io sono vergine, non vorrai, scoparmi.
Se non vuoi, scopare, ce il culo, quello me lo puoi dare.
Credo che tu sia pazzo!, questo cazzo cosi grosso, nel culo, mi massacri, non fa nulla, torniamo in città. Non risposi, non mi fregava nulla, la riportai sotto casa, andò via senza, salutarmi, passai il resto della, giornata, girando a vuoto, l’indomani mattina chiesi, un permesso, mi recai da mia cugina, Anna, come entrai.
Vieni speravo che venissi, sono sola e sino, a sera, non tornano.
Il marito, e figlio, lavoravano, sui camion, mi prese, per mano, mi porto in camera da letto, mi disse spogliati, mio giovane stallone, ai preso dalla famiglia, o una voglia matta di succhiarti, questo grosso cazzo che ai tra le, gambe.
Non perdemmo tempo, restammo nudi entrambi, il suo corpo, non aveva nulla da invidiare a una trentenne, non persi tempo, in baci e carezze, mi attirava la sua fica, piena, di peli neri e ricciuti, era rasata,  ai lati, si aveva l’impressione, che una mano, gli aveva pettinata, e fatto un triangolo perfetto, le labbra, appena, più grande, e leggermente aperte, mostrava, il clitoride, che le piccole labbra, passai la lingua, nel centro, e cercai di entrarci, indurendo la lingua, (leccare la fica, e un arte, devi dare piacere, a me mi a insegnato mia nonna, ma questa, e un’altra storia) entrai e usavo la lingua come un cazzo, e con un dito gli stuzzicavo il clitordide.
Caro mettiti in una posizione che ti posso ricambiare, dammi il cazzo che lo voglio succhiare.
Mi girai, e senti che me lo prendeva, mi masturbo un poco, poi senti la lingua intorno alla capocchia, lo scappello, lo umidi, prese, la capocchia tra le labbra, e lentamente, lo prese, quanto più poteva, ci eravamo girati mettendoci di lato, non mi andava, cosi la girai facendola mettere, su di me, si abbasso, tanto che poggio la fica sulla bocca, quasi a soffocarmi, mi trovai a portata, di lingua, il buco del culo, era di un colore, brunito, passai la punta, della lingua, per provare, la sua reazione, mosse il culo, continuai, alternavo tra fica e culo, lei continuava, con il cazzo, lo lascio, se dedico alle palle, leccando, scese più giù, sino a leccarmi il mio buco, era la prima volta, che mi leccavano il buco del culo, mi fece un effetto, eccitante, mai provato prima, se non la smetteva, di sicuro avrei sborrato, ma lei come aveva capito, mi lascio, si giro, si mise su di me, prese il cazzo, che era, cosi duro, che a più non posso, mi arrapa un mondo, vedere, il cazzo, che scopare, nella fica, si fermo quando i due corpi, aderirono, e il cazzo non si vedeva più, allungai le mani, ad accarezzare, le grosse tette, e lei inizio a salire e scendere sul cazzo.
Caro mio stringi, le tette, i capezzoli, mi ai portata, in paradiso, e stupendo avere, questo palo, in figa, sborra, con me, cosi, o mio dio che bello, godoo, amore.
Sborrai insieme a lei, si rilasso, si distese su di me, mi baciava, restammo cosi a scambiarci, dei baci, si alzo, mi invito a rivestirmi, ci accordammo, di dire ai suoi che ero passato, per raccontare, la telefonata a mia madre.
Tre giorni dopo, alle sedici, all’uscita della caserma, restai un po’ sorpreso, cera Tina, mi saluto, invitandomi a fermarmi, ero in moto, mi fermai, la guardai serio, attesi che fosse lei, a prendere l’iniziativa.
Sei un bel tipo te la tiri, non ti fai più vivo.
Non o capito chi, a iniziato, sotto casa tua, sei scesa, non ai detto una parola, cosa ti aspettavi, che venivo sotto casa tua, a cercare, un tuo sorriso io sono fatto cosi, mi scuserai o da fare, vado.
Un attimo, mi sono arrabbiata, e ti chiedo scusa, se non vuoi, vedermi più dillo, che cercavi una da scopare.
Sono io che non ti capisco, noi ci siamo conosciuti, appena, in due giorni, che vuoi, che ti dico, che sono innamorato di te, mi sei simpatica, sei un bel pezzo di ragazza, non oltre.
Pace vuoi, o ci dobbiamo salutare, e finisce cosi.
Dipende tutto da te, di cosa vuoi, cosa ti aspetti da me, e cosa sei disposta a fare.
Non lo so io o un po’ paura, mi vuoi mettere, quel grosso cazzo, nel culo, tu mi massacri.
Scopiamo normale, in fica, di che ai paura, sei ancora, all’antica, devi conservarla per la prima notte.
Lo promesso a mio padre, prima che moriva, e ci tengo a mantenere la promessa fatta.
Come vuoi, se tu sei d’accordo, con un po’ di crema, ti entra, la prima volta, sentirai un po’ di dolore, poi ti piacerà vedrai.
Da quel giorno, ci frequentavamo, tutti i giorni, facevamo sesso anale, mi presento in famiglia, un giorno ci sposammo. La sorella oggi mia cognata, resto, stupita, di vedermi al fianco di Tina, credo che mi odiava, lei era la sorella maggiore, e mi aveva conosciuto per prima, non ci fu nulla di cui vale la penna di raccontare, un giorno, di qualche tempo dopo, mia madre stava male, Tina che si era affezionata molto a mamma, decise di recarsi al paese, la mattina dopo, che era partita, bussarono al citofono, era Sandra, quella mattina non ero di servizio, cosa voleva, la feci salire, buongiorno, come mai lo sai tua sorella e partita.
Lo so, e stata, lei a chiedermi, di venire, pulire, prepararti, il pranzo.
Non era necessario, per il pranzo andavo al circolo ufficiale, comunque dato, che ci sei, fai pure, mi stavo per fare un caffè.
Vedo che non ti sei ancora, rasato, fai pure, il preparo, il caffè.
Lei andò in cucina, io in bagno, dopo aver finito, indossai l’accappatoio, ero nudo, andai da lei, mi porse la tazzina, Sandra toglimi una curiosità perché non ti vado a genio, sei sempre scontrosa, e lo dai a vedere, tutti sanno anche Tina, lo a capito.
Io non e con te che sono arrabbiata, e con me stessa, non mi sono mai perdonata, di come mi comportai, quella sera, con te.
E passato tanto tempo, io non ci penso più, la guardai, credo di capire, lei pensava che poteva essere lei al posto della sorella, Sandra, non pensare, che noi due potevamo, stare insieme, non e detto, lo sai poteva essere, e la vita, non pensarci più, sei una bella ragazza, troverai l’amore non ero io.
Mi trovi bella, so di non esserla, ti ringrazio.
Ai un corpo stupendo, non sottovalutarti, eravamo seduti uno di fronte all’altro, lei accavallo le gambe, scoprendo e gli vidi le mutandine, quel triangolino, cosi arrapante, guardandola, mi eccitai, il mio accappatoio era di quelli corti, a un tratto inizio a ridere, scusa, perché ridi?, cosa o detto, di spiritoso.
Non ai detto nulla, guardati, ti e spuntata la coda davanti.
Mi guardai, cazzo, era vero, mi ero eccitato, il cazzo era fuoruscito, e si mostrava, ai suoi occhi, non volgeva, lo sguardo, da un’altra parte, era come incantata, a fissarlo, mi alzai, mi avvicinai a lei, mi tolsi l’accappatoio, il cazzo balzo fuori del tutto, contento di essersi liberato, dalla stoffa, che lo nascondeva, per metà, mi accostai sino a che il cazzo gli tocco la bocca, misi una mano sulla sua testa, e la invogliai, apri la bocca, si prese la capocchia, sentivo la lingua che lo avvolgeva, spinsi per entrare del tutto nel bocca, iniziai a muovermi, come se scopavo, mantenevo la sua testa ferma, mi respinse, senza lasciare il cazzo, mi fece capire, che non gli piaceva essere trattenuta, succhio per un po’, lascio il cazzo, inizio con le palle, le lasciava, di la passava, al cazzo, lo lascio e senza dire nulla si alzo, si appoggio  al tavolo sollevando il vestito.
Scopami, ti voglio sentire, nella figa, sfondami, chiavami con forza.
La presi per i fianchi, e come mi aveva chiesto gli ficcai il cazzo in fica con forza, diede un grido, la pompavo la fica, come un pazzo, lei mi gridava, di fargli male, con una mano la tenevo nel fianco, e con l’altra gli misi due dite in culo.
Si e cosi che ti voglio, sfondami fica e culo.
Stavo per godere, mi tirai fuori, lo poggiai al buco del culo, e spinsi,grido, per il dolore, senza lubrificazione, credo che veramente gli fece sentire, un male cane, forse fui sadico, iniziai a incularla, con forza, bruttale, mi fermai, ben piantato, dentro, l’avevo sentita piangere, mi dispiaceva, iniziai piano, misi una mano davanti, cercai il clitoride, gli lo accarezzavo, difatti, inizio a gemere di piacere, continuai, a pomparle il culo, sino a che grido che godeva, e fu lei a chiedermi, di aumentare il ritmo, non ci volle molto, esplosi, gli schizzai la sperma, nel profondo, del culo, attesi un po’, usci dal suo bel culo, , andai a fare la doccia, qui finisce, il mio racconto.


sono l'autore se ti va lascia un commento , ho un voto, è torna a trovarmi





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