Mia
Zia Suora
All’epoca dei fatti, avevo venticinque anni, vivevo con
mamma, papa non cera più, la malattia, se lo porto via, casi della vita, mia
madre ancora una bella gnocca, corteggiata, dagli uomini, io ero consapevole
che, il desiderio di avere, un uomo, incombeva, in lei, non posso non dire, che
le mie prime seghe, lo fatte pensando a lei, la spiavo tra le cosce, a volte
trovavo le sue mutandine, nella cesta della biancheria da lavare, me le portavo
in camera mia, sentivo il suo profumo, e mi sparavo delle seghe colossale, non
ci avevo mai provato, avevo il timore, di come reagiva, non sono timido al
contrario, la donna dei tuoi torbidi, e lussuriosi, desideri, e tua madre, una
donna di qualsiasi età, ci provi, lei ti rifiuta, finisce li, perché anche se
la donna ti rifiuta, resterà sempre, che e lusingata, che ci ai provato, ma tua
madre, non voglio pensarci, mi vengono i brividi, non ci pensavo più, un giorno
arrivo la, sorella di mamma, e una suora, missionaria, e tu inizio a cambiare,
un pomeriggio, ero al computer, dovevo preparare, la tesi, per un esame, mamma
mi chiamo, dallo studio.
Tony questa sera arriva mia sorella, io non posso andare,
all’aeroporto, ci vai tu.
Posso andarci, ma di quale zia, parli.
La suora ci vai, resterà, da noi, un po’ di tempo, ci vediamo
a casa ciao.
Non mi andava a genio,
erano anni che non la vedevo, non ricordavo, neanche come era fatta, non
potevo rifiutarmi, a mamma, non rifiutavo mai niente, il motivo lei, mi
accontentava in tutto quello che desideravo, all’ora stabilita, ero
all’aeroporto, su un foglio, di carta, scrissi il suo nome Federica, una donna
mi fece, segno, salutandomi, e sorrideva.
Ciao come sei cresciuto ai fatto bene, a scrivere il mio
nome, non ti avrei riconosciuto, tua madre, come mai non e qua.
Impegni di lavoro, vieni, o l’auto, presi le valigie,
uscimmo, fuori, caricai i bagagli, partimmo, per casa, la mia sorpresa, fu, che
mi aspettavo, una suora, questa mia zia , e vero che e una suora, come era
vestita, anche se monacale, metteva in risalto, le sue forme, zia quanto tempo
ti fermerai. Un mese, spero che non, vi dispiaccia. Al contrario, ci fa
piacere, a me di sicuro, fa piacere. Davvero, e tu ai la ragazza?, cosi bello,
di sicuro, sei circondato, da belle ragazze. Non o la ragazza, l’unica che mi
piaceva si e fatta suora, che posso fare mi divento frate. A già pronunciato i
voti, quanti anni a?. i voto li a presi e da un bel po’ almeno credo, per gli
anni, non sono sicuro, dimmi tu sei più grande di mamma. Tu ti riferisci a me,
caro, sono più piccola di, tua madre, non avevo capito che mi prendevi per il
culo. Non e vero, sei una bella donna, non ti ricordavo cosi, bella. Ti
ringrazio, fa piacere avere un complimento, poi da un bel fico come te.
Tu che farai, in questo tempo. Rilassarmi e divertirmi un po’.
Sarebbe, dove vuoi andare, se in chiesa, e il tuo divertimento, io non posso
aiutarti, non fa per me.
E tu vuoi stare con me, con una suora!.
Per me va bene, possiamo andare al mare, e poi dillo tu che
vuoi fare, io non so come comportarmi con te.
Fai cosi, comportati, come se io fossi una donna, come tante,
sola e un poco triste, in cerca di consolazione.
Rideva come una matta, va bene zia triste e un impegno, il
mio di farti divertire, potrai vestirti un po’ meno monacale.
Mi faro aiutare da tua madre, dove mi porti stasera?.
Ti va di andare, in una sala da ballo, a mamma piace molto,
il liscio.
Lo so caro, quando eravamo ragazze, il sabato sera uscivamo
sempre insieme, e si rimorchiava sai.
E ci credo, siete due belle gnocca, e normale, no anche adesso,
mamma non passa inosservata, e quello che si può vedere di te, non sei cambiata
affatto.
Acuto osservatore, ma dimmi tu con tutti questi complimenti,
ci stai provando, ai pensato adesso mi scopo mia zia suora?, si sincero.
Il mio e un complimento, sei bella, il pensiero di scopare,
con te?, sarebbe un’offesa, alla tua bellezza, se non ci penserei, sei
bellissima.
Grazie, ma tu vuoi scoparmi, questa e la pura verità, non
nasconderti dietro a belle parole.
Non risposi, cosa potevo dire, portai le valigie su, mamma
non cera, gli mostrai la camera, vuoi mangiare qualcosa o aspettiamo mamma, si
potrebbe andare a cena fuori, dimmi.
Aspettiamo mamma.
Mi guardava con un sorriso cosi sensuale, non ce la, faci a
resistere, la presi per i fianchi, me la tirai sino a che i nostri corpi si, si
toccavano, poggiai la bacco su quella di lei, trovai le labbra socchiuse, era
come in attesa, di ricevere la mia lingua, da quale si intrufolo, ebbe inizio
l’antico gioco delle lingue, si cercavano giocavano, assaggiavo il suo nettare,
la sua saliva, mi ero eccitato a più non posso, iniziai accarezzarle il culo,
cercai di sollevare il vestito lei mi fermo.
Caro non correre, e poi dopo tante ore di viaggio non mi va
che mi tocchi sotto il vestito, sei eccitato, da quello che posso sentire.
Mise la mano sul cazzo, lo tasto, e la baciai ancora, mi
sbottonai i pantaloni, la guidai a prendere il cazzo, lo prese inizio a farmi
una sega, dopo un po’, gli misi le mani sulle spalle, la forzai leggermente
giù, mi guardo sorridendo.
Vuoi che ti faccia un pompino, non so se mi ricordo bene, e
passato, molto tempo, dall’ultima volta.
E come andare in bicicletta, non si dimentica, più e poi
l’istinto di dirà cosa fare.
Vediamo se e come dici tu.
Si inginocchio mi abbasso i pantaloni, prese il cazzo, lo
accarezzo per un po’, accosto la bocca, passo la lingua sulla cappella,
martello, il filetto sotto la capocchia, lo prese in bocca, gli misi la mano
sulla testa, la pressai sino a che non lo prese tutto quello che poteva, la
tenni ferma, iniziai a chiavarla, in bocca, lei strinse i denti, quel tanto da
bloccarmi, mi fece capire che doveva condurre lei il gioco, lasciai, a lei,
quello che desiderava, inizio a succhiare, mi sentivo, come mi aspirava,
l’anima, era molto eccitante, e io non resistevo più, lei lo capi, mi strinse
la vena sotto al cazzo, e un po’ anche le palle, mi blocco l’orgasmo, si fermo,
attese, qualche minuto, poi riprese a
succhiare, andava dentro fuori, avevo l’impressione, che lo lasciava, lo
tratteneva, con le labbra, lo riprendeva, tutto io ero a limite, schizzai, ero
come un fiume in piena, me ne usci tantissima, gli usci dalla bocca, lo
trattenne ancora sino a che non , raccolse sino all’ultima goccia, mi lascio e
si alzo.
Caro mio quanto ne avevi da quando, tempo non ti fai una
scopata, mi stavi annegando, nella, sperma, come sono andata, mi sono
ricordato, di come si fa una pompa.
Lo sai bene che sei stata fantastica.
La prossima volta, mi devi leccare la fica, desidero, fare un
bel sessantanove, mi devi far godere, tantissimo.
Ti farai scopare, devi essere, una furia quando scopi.
Lo scoprirai, amore, adesso faccio la doccia, lasciami sola.
Poco dopo, rientro mamma, ciao mamma, zia e in camera sua,
che ne pensi, se andiamo a cena fuori.
Per me va bene, a un patto che mi fai ballare.
Lo sai che mi fa piacere, tenerti tra le braccia, la presi
per i fianchi, e la invitai a simulare il ballo, lei mise le mani, sulle mie
spalle, girammo in tondo.
Che fate ballate senza di me, ciao sorella.
Si abbracciarono, baci e le solite cose, mamma si preparo,
uscimmo, mi sentivo, bene, uscire con due gnocca, non era cosa di tutti i
giorni, dopo cena, passata in allegria, e invidia, dagli uomini, che erano nel
locale, di la mamma come era sua abitudine, andammo nella sala da ballo, lei
sin da piccolo mi aveva, insegnato, i balli latini americani, il tango, dopo
avere preso una bevanda, zia mi prese per mano mi trascino, nel centro della
sala, si strinse, a me iniziammo a ballare, in quel momento suonavano un lento,
inizio a strofinare il ventre sul cazzo, manco a dirlo mi eccitai, il cazzo
duro presso contro il suo corpo.
Ragazzo ma tu reagisci, subito sei già pronto, datti una
calmata, la musica e finita.
Tornammo al tavolo, due minuti presi mamma, iniziammo a
ballare, mamma facendo il movimento con il culo, spinse in avanti, e tocco il
cazzo duro, pensai adesso si scosta, invece, si strinse di più alla fine un
ballo svelto divento un lento, sfacciatamente muoveva il culo, per strofinarsi
sul cazzo, a questo punto osai, mi guardai in torno, nessuno badava a noi, e le
luci erano molto soffuse, scesi con la mano e la misi sul culo, per farle
capire, che volevo qualcosa di più, indossava, un vestito molto leggero,
sentivo, al tatto, quando era sodo, la baciai, vicino all’orecchio, e gli
sussurrai sei bellissima amore, ho un grande desiderio.
Dimmi caro, e togli quella mano dal mio culo, ce gente che ci
conosce, che desiderio ai.
Mi piacerebbe baciarti e accarezzarti tutta, baciare, il tuo
corpo meraviglioso, dimmi di si amore.
Ti accontento, anche perché lo desidero anche, io, torniamo,
al tavolo, fai ballare mia sorella, e la sua serata, e lei, a bisogno
divertirsi, dedichi più tempo a lei, mi fai contenta.
Non e un sacrificio il mio, e simpatica, bella, e un piacere,
stare vicino a lei.
Erano le tre del mattino, e era sabato, io ero stanco, ma
contento, e non per mia zia, per mamma, mi aveva fatto capire, che ci stava,
voleva qualcosa, di più, ci demmo la buona notte, ognuno, si ritiro nella
propria camera, mi distesi sul letto al buio, volevo, attendere, un ora pensavo di andare in camera da mamma, Morfeo,
ebbe il sopravento, mi addormentai, mi sveglio mamma.
Tesoro, alzati, abbiamo deciso di passare la giornata, al
mare, sbrigati, ti devo rimproverare, questa notte, ti aspettavo.
Non lo sai quando lo desideravo, volevo attendere un po’ e
invece mi sono addormentato.
Lo so amore, avremo
tempo, alzati adesso.
Un ora dopo partimmo per il mare, la giornata era bella, e
calda, dopo averci sistemati, presi mamma per mano, e la portai, vicino l’acqua,
come al solito ci stai, disse di si, cera una scogliera a duecento metri, si
faceva a gara a chi arrivava prima, chi vinceva, lavava i piatti, questa volta,
pensai di cambiare, la scommessa, avrei un’altra idea, per la scommessa,
vogliamo cambiarla.
Cosa vuoi mettere in palio’.
Te lo dico nell’orecchio, mi avvicinai, gli sussurrai, con la
paura che mi arrivava uno schiaffo, gli sussurrai, se vinco io voglio vederti
senza la mutandina, ci stai.
Ci sto e se vinco io, che mi dai in cambio?.
Non lo so devi essere tu, a chiedere, io so cosa voglio.
Se vinco io, ti fai vedere, anche tu senza mutande, ma quando
e ce lai duro, non voglio vedere una salsiccia moscia, ci stai?.
Come no, solo mi farai vedere qualcosa a casa, e io lo faccio
venire duro.
Ok va bene, andiamo al mio tre.
Come uno stupido gli diedi fiducia, al due si lancio, in
acqua, fu una bella nuotata, arrivai prima io alla scogliera, attesi che mi
raggiungeva, arrivo con il fiatone, poggio le mani sulle mie spalle, ai barato
ti sei tuffata, prima del tre.
Lo so, caro, volevo prendere un po’ di vantaggio, non ci sono
riuscita lo stesso, sei troppo veloce, per me.
Che non vuoi pagare la scommessa?.
La pago tranquillo, al nostro ritorno a casa mi faccio
vedere.
Pensai che dopo a casa, non veniva naturale, andare in camera
sua, e dire abbassati le mutandine, perché non qui?.
Qui e come facciamo.
Tu dimmi di si, e me la vedo io, senza che nessuno possa
vederci, poi non ce nessuno, lo vuoi.
Non so cosa ai in mente, fai pure.
Mi immersi, presi l’orlo del costume e lo tirai giù, che
spettacolo, la fica era piana di peli folti, poggiai la bocca sopra, non potevo
continuare, mi mancava l’aria, riemersi, riprendere fiato, la guardai
sorrideva, sei bellissima.
Grazie che volevi fare, con la bocca sopra.
Mi e mancata l’aria, volevo, passarti la lingua tra le
labbra, leccartela ai capito.
E tu adesso come ce lai ti sei eccitato, ai, il cazzo, duro?,
dimmi.
Certo che lo duro, mi sorrise, si immerse, fece lo stesso con
me mi tiro giù il costume, si aggrappo alle mie gambe, lo prese in bocca, lo
trattene poco, doveva respirare, riemerse.
E come che duro, ma non mi piace sotto acqua, e poi e salato,
vedremo a casa dopo una doccia bella calda, come sarà, torniamo a riva, fai
divertire la zia.
Cosa devo fare falla divertire.
Ragazzo mi prendi per stupida vi mangiate con gli occhi,
scopala se ti va che ti frega, o ti poni degli scrupoli, perché e tua zia, non
credo, eri pronto a leccarmi la fica, e sono tua madre, datti da fare ragazzo,
quando ti capiterà di avere due belle passere a disposizione, andiamo su e
questa volta arrivo prima io.
Lasciai che vinceva lei, arrivai a riva lentamente, mi
sdraiai tra le due, come mi ero riposato, presi, zia, per mano la tirai per
farla alzare, vieni con me, prendiamo la barca in affitto, da dove eravamo noi,
cerano un cento metri, dove noleggiavano le barche, ero conosciuto, dal
proprietario, aveva una moglie prosperosa, con due zinne, da poterci fare una
spagnola, prendemmo la barca, ci allontanammo abbastanza da essere lontano da
occhi indiscreti, lei era seduta di fronte a me, tirai i remi in barca, e mi
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