Una Sorella, Particolare
Tornavo a casa da mia madre. Dopo anni di lontananza. Il mio lavoro mi
aveva portato, lontano dalla mia città natia. È dalla mia terra. Il matrimonio,
con una francese era andato a puttane. Cosi avevo deciso di mollare tutto. Mi
avevo detto, torno a casa, mia. È ricomincio. Mamma come mi aspettavo fu
felice, ormai era rimasta sola. Tutti si erano sposati. Tranne mia sorella
Teresa, qualche anno più piccola di me. La mia famiglia è molto numerosa. Uno
sciame di nipoti cugini, nipoti. Ci fu un affollamento in casa, tutti a volermi
chi salutare, chi conoscermi. Era sera tardi quando restammo soli.
Teresa, mi chiese.
- Franco ti fermerai, per molto, o sei di passaggio.
- No sorellina, se non ti do fastidio, è per sempre.
- Darmi fastidio, mi fai felice. Che farai, come lavoro.
- Ho un po’ di soldi. Penso di aprire, un locale, tutto mio.
- Io ho un po’ di soldi se vuoi, te li do. Non è un regalo, un
prestito, o mi fai socia.
-Ok ci penserò. L’indomani iniziai a guardarmi intorno. Una mattina,
pensando che era presto, entrai in bagno, con il cazzo già, fuori dal pigiama,
la trattenevo a stento. È ci mancava poco che me la facevo addosso. È lei era
li,solo con le mutandine. Scusami non la trattengo.
- Fai pure, tranquillo non mi scandalizzo mica.
- Gli diedi le spalle, iniziai a pisciare, quel rumore mi dava
fastidio. Finalmente, mi svuotai la vescica. Mi accostai a lei di proposito,
con la scusa di lavarmi le mani, le nostre cosce si toccavano. È quello stronzo
del mio cazzo mi stava tradendo, s’induriva sempre di più. Che ce cosa ti fa
eccitare. Visto, che il tuo pisello si ingrossa a vista d’occhio.
- Che fai sfotti?. Ma tu ti vedi come stai.
- Che sono il la causa.
- Non risposi, gli misi una mano sul culo, glie lo accarezzai,
mettendola, tra le natiche. Lei si chino, fu un invito. Scostai la mutandina,
guidai il cazzo, è con un colpo di reni, entrai in lei. La presi per i fianchi,
iniziai a chiavarla. Teresa siamo, degli incoscienti, mamma.
- Chiava non avere timore mamma è andata a messa.
- Ripresi a chiavarla.
- Amore dai sfondami, la figa quando o sognato questo momento. Amore
non mi sborrare dentro. Non prendo niente. Durai ancora per un po’. mi sfilai
dalla figa. Lo puntai vicino al buco del culo è spinsi.
- Piano mi fai male.
- La presi per i fianchi, iniziai a pomparle il culo.
- Cosi che bellooo. Sborrami in culo fratellone.
Non ci volle molto e sborrai, è ne fu tantissima. Regolai la
temperatura, dell’acqua. Lei insaponava. Me io a lei.
Dovete capire che io è Teresa, si scopava da molti anni, si era smesso
solo perché io ero partito per lavoro.
Un giorno vi raccontero la nostra storia, dall’inizio.
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