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lunedì 14 agosto 2017

Mia Suocera Che Donna ( Marco )




                                 Mia Suocera Che Donna
Come da titolo, mia suocera, che donna! non solo perché è bella, è una gnocca come poche alla sua età, Le voglio bene, è molto cara, affabile e sempre disponibile, Ed io mi mettevo sempre a sua disposizione per qualsiasi cosa potesse aver bisogno.

Ero sempre pronto, tempo disponibile permettendo; Mia moglie come bellezza non era da meno. E’ nella nostra vita tutto andava nel migliori dei modi. Un giorno andai da lei le dovevo aggiustare un rubinetto che perdeva; al mio arrivo trovai la porta d’ingresso socchiusa. Entrai chiamandola, l’avevo sempre chiamata per nome: Sonia  ma non ci fu risposta al mio richiamo. Entrai, mi guardai in giro e sentii canticchiare, la voce veniva dalla camera, da letto, mi avvicinai e guardai, cazzo mia suocera era nuda, restai come un allocco e come un automa, mi toccai il cazzo non potevo ovviamente non eccitarmi, non ci pensai su due volte, lo tirai fuori e mi masturbai arrivando in breve tempo; raccolsi lo sperma nella mano, dopo essermi ripulito tornai indietro sino alla porta, suonai il campanello, lei mi gridò che la porta era aperta e di aspettarla di là in cucina. Vi andai e mi presi una Fanta dal frigo, arrivò poco dopo.
 Ciao il rubinetto è quello del bagno.
Andai nel bagno e mentre lavoravo pensavo: io me la voglio scopare ma come? se mi da dello stronzo e magari lo dice alla figlia che figura di merda faccio?.
- A chi pensi sei tra le nuvole.
-Penso di avere una suocera, bellissima.
-Sei galante grazie, puoi aggiustarlo? mio marito rimanda sempre.
-Tranquilla non è niente, ‘’ il marito, non era mio suocero’’ Il padre di mia moglie, era deceduto anni prima non l’ho mai conosciuto, Riparai il rubinetto, lei era andata in cucina a fare il caffè. Dieci minuti e riparato il guasto andai da lei.
-Tutto a posto non era niente.
-Grazie, qua nessuno mette mano, tieni il caffè.
-Mentre lo bevevo, la guardavo e mi rendevo conto di quanto era bella e gran fica. Iniziai ad immaginare di stringerla tra le braccia. Ed il pensiero di mettermi con la testa tra quelle grosse tette, mi fece arrapare a dismisura. Il cazzo mi creo un grosso bozzo da mettermi a disaggio. Notai che lei mi osservava, sia davanti che in volto.
-A chi pensi, sembra che non sei tra noi, in questo momento.
-Come un automa, mi avvicinai a lei, le feci una carezza leggera al viso dicendole: penso a te, sei bellissima, poi pensai che cazzo sto, combinando?. Meglio che io vada, ciao ci vediamo; Rispose al saluto, io immaginando che lei mi fermasse dicendomi: che fai perché vai via? bella immaginazione, stupido che non sei altro, sempre nella mia immaginazione, notai in lei una delusione.
 -Mi auguro che non dica niente alla figlia cioè mia moglie, tornai a casa in uno stato confusionale, potreste dirmi: ma tu non ai fatto nulla di cosa ti preoccupi? è vero ma il cazzo che mi gonfiava nei pantaloni parlava per me.
 -Di solito nel pomeriggio, mia suocera veniva sempre da noi, abitavamo di fronte bastava attraversare la strada, fui io aprirgli la porta, ciao.
-Ciao mi spieghi perché sei scappato?.
- Aveva sussurrato, e questo mi diede la forza di continuare, Se non fossi andato via forse avrei fatto qualcosa che avrebbe potuto rovinare la nostra amicizia.
-Che potevi fare mai? poi ricordati che tu la mia amicizia non la perderai mai, andiamo da mia figlia.
-Io chiusi la porta lei era davanti a me, mi venne la voglia di accarezzarle il culo, stesi la mano e lo feci, lei non solo non disse nulla ma fece un movimento con il corpo, che parlava da solo, aveva gradito, ne fui contento, pensai: di sicuro ti scopo; restava un solo intoppo, quando e dove? Non era facile, mentre eravamo seduti in cucina mangiando una coppa di gelato che  mia moglie aveva preparato, Ogni volta che ne avevo l’occasione, le lanciavo occhiate che parlavano da sole, Lei se la rideva, intanto il tempo passava ed io non combinavo un cazzo.
Un pomeriggio che eravamo  a casa sua, mia moglie si appisolò sul divano e lei mi chiese, se le davo una sistemata ai francobolli, io sono un collezionista e lei si era appassionata, guardando me. Così lei inizio ma li raccoglie come capita. Le dissi di darmeli, mi portò tutto quello che aveva, iniziai con lei che si mise al mio fianco in piedi, con le braccia incrociate, poggiate sul tavolo, poggiò il seno sopra, ci mancava poco  che saltasse fuori dal reggiseno, Guardava quello che facevo, accostai la mia gamba a quella di lei, non si mosse, misi la mano sulla mia gamba e la toccai, prendendo il coraggio a due mani come si usa dire, le misi la mano sotto al vestito e salendo su le accarezzai il culo, poi mi intrufolai nel mezzo delle cosce e  lei le apri per agevolarmi, scostai la mutandina e le misi un dito in fica, poi due, iniziando una simulazione di chiavata,
 -I francobolli erano rimasti al punto di partenza, sentimmo un rumore, velocemente mi ritrassi tornando a ciò che avrei dovuto fare con i francobolli, ma chi ne aveva più voglia? ero cosi arrapato, che il cazzo mi procurava dolore, pressato dalle mutande ed i pantaloni. Venne mia moglie, mi chiese che se avevo finito avrebbe voluto tornare a casa. Dissi si andiamo pure, lei si girò ed io guardando mia suocera mi portai la mano alla bocca, mi leccai le dite, lei sorrise e noi andammo, via.
Un giorno venne a casa da noi, ci chiese se volevamo andare con lei a casa dell’altra figlia. Doveva portare molta roba e prenderne altrettanta, Mia moglie mi disse: se vuoi vacci tu io non vengo. Non aspettavo altro, feci un po’ la commedia ma alla fine si decise di partire l’indomani mattina presto, Volevo fare quanti più chilometri con il fresco, e l’occasione di fermarmi a un parcheggio, che era ancora buio, volevo scoparmi mia suocera.
-La mattina dopo uscii di casa che mia moglie dormiva ancora, caricai l’auto e partimmo, appena lasciata la città, Presi la statale nel tragitto c’erano dei parcheggi, nei quali quando entravi, essendo coperti dagli alberi, le auto che passavano non potevano vedere nulla, appena ne incontrammo uno ci entrai.
-Lei mi guardò, come per chiedere cosa succedeva, mi fermai, feci il giro dell’auto invitandola a scendere, come scese la strinsi forte e la baciai con la lingua. Lei mi corrispose, la sua bocca aveva un gusto buonissimo, si sentiva il fresco del Colluttorio, Gli misi la mano tra le cosce, sollevandogli il vestito, per fortuna mia, O forse lei si era preparata, era senza quei maledetti collant, Li odio, li avrà inventati un sadico, smisi di baciarla. Mi inginocchia davanti a lei sollevandole il vestito.
- Tony che vuoi fare? può arrivare gente e ci trova cosi.
 -Tranquilla sentiamo il motore.
- Gli abbassai le mutandine, al posto dei peli aveva un bosco, cazzo quanto era piena, mi beai di tanta abbondanza, affondai il viso, in quel bosco, passai li lingua tra le labbra della fica, era umida, sapeva di buono, lei mise le mani sulla mia testa, mi teneva pressato su, dopo pochi minuti.
-Basta dai ho paura.
 -Mi alzai, la feci girare, poggiò le mani sull’auto, la tirai un poco indietro, le sollevai il vestito, che bel culo pensai, dammi tempo che entrerò anche li, Avevo tirato fuori il cazzo lo guidai e con un bel colpo di reni entrai in lei, me la tirai un po’ verso di me per farle prendere una posizione migliore.
-Quasi alla pecorina ed iniziai a chiavarla, provavo un piacere immenso, credo che un uomo provi più piacere quando questo sa di proibito, continuavo a chiavarla.
-Mi stai massacrando ma è bellissimo, mai chiavato cosi, Continua cosi che è bello mi sono bagnata la fica come non mai, è stupendo. --Non le risposi, continuai presi una tetta e la strizzavo era calda e bella soda, accelerai il ritmo non ce la facevo più e sborrai, che sborrata! dopo mi senti svuotato, uscii dalla figa.
-Mi ricomposi.
-Girati disse, non voglio che mi guardi, devo pulirmi, ho la tua sborra che mi cola tra le cosce.
-Poco dopo ripartimmo, al primo autogrill sostai, andammo entrambi alla toilette per lavarci e dopo aver preso un cappuccino ed un cornetto ripartimmo, ci guardavamo e mostravamo la nostra felicità eravamo finalmente riusciti a scopare.
-Cara è stato bello, ma non come avrei voluto.
-Perché cosa volevi di più?
-Averti nuda e leccarti questa bellissima fica, leccarti il buco del culo, metterti il cazzo tra queste belle tette e poi chiavarti ed incularti, io desidero tutto e farti tutto sempre se tu lo vuoi.
-Lo voglio, anche se mi sento in colpa, non posso dimenticare che sei mio genero ed io ho fatto le corna a mia figlia ma che posso farci?. Io ho perso la testa per te, dal primo giorno, che mia figlia ti portò in casa e poi quando lei mi raccontava quello che le facevi a letto a me prudeva la fica e mi chiedevo perché non a me?.
-Sarò sincera, sai quante volte ho fatto da sola pensando di scopare con te?.
-Detto questo dobbiamo, trovare il modo di potere andare a letto, avere un po’ di tempo.
Credo di aver trovato il modo, al nostro ritorno ci fermiamo in un hotel, chiamiamo casa e diremo che l’auto ha avuto un ‘avaria, cosi avremo molto più tempo, acconsentì felice.
-Quello che io non sapevo era che lei aveva preparato questo viaggio, per uno suo scopo ben preciso, ed il farsi scopare, era solo parte del progetto, che per me fu non solo piacevole, fu la sorpresa, che ora vado a raccontarvi.
Durante il viaggio sino al nostro arrivo, ci scambiavamo qualche bacio, qualche carezza, Mi fermai in un altro parcheggio dove ci baciammo per un po’ ma io avevo un desiderio e glie lo dissi:
-Cara desidero che mi fai un pompino vuoi?.
 -Qui? ma sei matto? le auto vanno e vengono di continuo, non puoi aspettare?.
 -Amore per come sto, mi basta che me lo succhi un po’ che ti sborro in gola.
-Non attesi risposta, mi sbottonai i pantaloni tirando fuori il cazzo, lei mi guardò e scosse la testa, poi si chinò, lo prese in bocca ed iniziò a fare il pompino, credo di essere un po’ sadico.
-Non avevo bisogno di godere, avevo da poco sborrato in abbondanza, godevo nel vederla succhiarmi il cazzo, le misi la mano sulla testa e accompagnavo il suo movimento, lavorava il cazzo con la lingua.
-Come poche donne che ho avuto la fortuna di incontrare, riuscivano a dare tanto piacere nel fare un pompino.

-A un tratto  il mio piacere era arrivato al suo culmine, La pressai sulla testa costringendola a prenderlo quanto più poteva, feci dei movimenti come se chiavassi e lei sborrai il gola.

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