Mia Sorella
Nera
Alla fine della seconda
guerra mondiale io avevo quattro anni, mi trovai in casa, una sorellina in
fasce, nera, allora cosa potevo capire il seguito, mi fu detta la verità e vado
a raccontarvela.
Era finita la guerra, cera
miseria, per tutta l’Italia, macerie, e militari americani, tra loro cerano
quelli di colore, molte donne, si prostituivano,
poteva, capitare, che qualcuna ci restasse, e davano alla luce dei bambini di colore,
inseguito furono chiamati, i figli
della guerra, mio padre appena rilasciato,
dalla prigionia, del esercito americano, si dava da fare, per portare un pezzo
di pane, aveva trovato lavoro in un panificio, americano, preparavano il pane,
per i militari, anche se bambino, ricordo ancora, la bontà, del pane bianco,
che papa portava a casa, lui tornava a casa, all’alba, una mattina, si presento
a casa con un fagottino, strillante(me lo racconto mamma, quando diventammo
adulti) mamma prese quel fagottino, e cera la mia sorella nera, la bambina, si
calmo, perché mamma, se la mise,a seno, succhiava, il latte, io fui geloso,
questo lo ricordo, bene piansi, e cercavo di toglierla dalla zizza, papa mi
coccolo, spiegandomi che anche la sorellina, aveva, bisogno di latte, a giorno,
papa e mamma la portarono alla polizia, e presentarono la denuncia, con i guai
che l’Italia aveva, in quegli anni, chiesero se la volevano, adottare, in
seguito sia mamma, che papa, non seppero, spiegarsi, perché avevano accettato,
gli o dato io la risposta anni dopo, l’avete presa, per un solo motivo, avete
un gran cuore, sta di fatto che, siamo cresciuti come fratello e sorella, in
seguito, con l’innocenza dei bambini, la facevo piangere, in presenza di mamma,
gli dicevo in tono di sfotto, mamma lavala con la candeggina, oggi capisco il
male fatto, lei poverina, capiva la differenza di colore, non capiva il perché,
in seguito, le fu spiegato, il motivo della differenza tra noi, il quartiere,
ancora più cattivo, la chiamava, la nera, della spazzatura, papa era li che
l’aveva trovata, in un cassonetto, alla età di quindici, anni, conobbi la
verità, e in me, avvenne, una metamorfosi, si l’avevo preso per i fondelli, da
quel giorno, diventai il suo paladino, il suo difensore, mi confesso, che ero
diventato il bullo, del quartiere, e tutti, i ragazzi miei coetanei, avevano
timore, attaccavo, briga, per un niente, cosi sia per strada, che a scuola,
nessuno si permetteva, di chiamarla a nera. Pronunziare la parola “nera”, e come
la pronunzi, se si vuole, indicare una razza, e lecito, se invece, si
pronunzia, in modo razzista, e diverso, poveretta, restava in casa, non aveva
amiche, cosi una sera, gli dissi Anna, preparati usciamo. Dove andiamo. Ce il
luna Park, ci divertiamo un po’. Lascia stare, devo fare i compiti. Andò via,
Notai che aveva gli occhi pieni di lacrime, mamma mi fece il segno di Andare da
lei, andai in camera sua, di fatti piangeva. Perché piangi, e colpa mia. Ma no,
tu sei gentile, sono gli altri, e va finire che fai a botte per me, e non
voglio. Tu amore mio la devi finire, sei bella, ai ,un corpo, mozza fiato, non
ai nulla, da invidiare, alle ragazze, di nostra conoscenza. Non o nulla, un
solo particolare, ai dimenticato, sono nera, a me non interessa, e come lo
dicono loro, che mi fanno male. Adesso mi fai arrabbiare, preparati e vieni con
me, senza discussione ai capito, le presi la mano la tirai, su, sei bella, ai
capito, e per farti capire, te lo dico nell’orecchio, mi chinai, gli sussurrai,
sei una gran fica, se tu non fossi mia sorella, non solo ti scoperei, ma mi
innamorerei di te. Davvero, mi prendi in giro. No e la verità guardami, alzo il
viso, la baciai sulla bocca, apri le labbra, in quell’istante, non pensai a
quello che stavo facendo, gli misi la lingua in bocca, me la strinsi, lei
corrispondeva, al gioco delle lingue, gli sollevai la gonna, gli accarezzai, il
culo. Fermati se ci scoprono mamma papa sai
il casino. Preparati, li faremo morire d’invidia, e faremo capirlo senza dir nulla, che sei la
mia ragazza. Come, ti senti, che vai a dire, mia sorella, e la mia ragazza.
Amore mio, la tua storia la conoscono tutti, è, a conoscenza, che siamo,
fratello, e sorella, e solo perché che
siamo cresciuti insieme, nulla di più. Forse e vero, a te non dispiace farti
vedere con me. Adesso ti faccio rosso ,questo bel culo nero. Preparati e niente
discussione. Mi sorrise contenta, poco dopo uscimmo, mia madre, fu contenta,
lei ne soffriva, per questa ragazza, l’amava più se era figlia sua. Poco dopo
uscimmo, la portati al luna Park, sembrava una ragazzina, era felice, si
aggrappava, al mio braccio, la portai alla ruota panoramica, quando la ruota
inizio a girare, mi girai a cercare la sua bocca, e misi la mano sotto alla
gonna, data la stagione calda, era senza calze, fu molto eccitante, gli feci
aprire le cosce, misi un dito a scostare la mutandina. Che fai non voglio.
Perché non vuoi, dimmelo, che io non ti piaccio,che anche tu, vuoi stare con
me, se mi sbaglio, non ti tocco più. non e cosi e lo sai, che sono pazza di te,
qui o paura, stiamo per arrivare, e tutti ci vedono, lo sai che siamo,i
sorvegliati speciale, guardali, tutti a porsi la stessa domanda, che ci fa,
Salvatore , con quella li. Tu vedi, quello che non ce, le misi la mano sulla
spalla, stringendola, leggermente, era come proteggerla, molti amici mi
salutavano con un cenno, le ragazze, parlavano, tra loro, chiedendosi, il perché,
ero con mia sorella, ci allontanammo, sino a dove, iniziavano i giardinetti
pubblici, mi inoltrai, nel centro ce un grande gazebo, con delle panche, era
deserto, ci sedemmo, iniziai a baciarla, rimisi la mano tra le cosce, nella
mutandina, dal di sopra, coprivo tutta la fica, sotto il palmo della mano
sentivo i peli crespi, misi il dito tra le labbra, cercai il clitoride, iniziai,
con una carezza rotatorio, presi la sua mano, la guidai sul cazzo, da sopra i
pantaloni, lo Strinse. Salvatore che bello, e la prima volta che provo, a
essere, toccata, da un uomo. Ai fatto sempre da sola. Si con chi, nessuno,
ragazzo mi invita, se qualcuno lo fa, pensa che io sono cosi contenta, di
uscire con lui, che mi devo far, scopare, subito. I suoi occhi erano pini di
lacrime. Amore mi dispiace, non immaginavo, che avevi tutta, questa sofferenza,
dentro, perché non ti sei mai confidata.
Che cosa potevo dirti, questo e il mondo, dove sono cresciuta, non mi importa,
io sono felice, cosi, non o bisogno degli ignoranti, sono falsi, per mia
fortuna, o due amiche, e sono sincere, anche se mi sorge il dubbio che loro,
cercano di arrivare a te, e poi se o il tuo amore, non mi frega niente,
baciami, amore. Ci baciammo, mentre, continuavo, a masturbarla, mi sbottonai i
pantaloni, il cazzo, scatto fuori come una molla, di com’era duro, la guidai a
prenderlo. Salvatore , come e duro e caldissimo. Dai continua,mi piace, come lo
accarezzi, forse dovuto al proibito, sborrai, presto, ci rimettemmo in ordine.
Salvatore siamo degli, emeriti, incoscienti, se qualcuno, ci vedeva. E chi se
ne frega, di questi pezzi di merda. E vero, abbiamo una cosa, molte volte siamo
soli, perché aumentare le male lingue. Un sabato mattina, io ero sveglio, mi
piaceva, restarmene con gli occhi chiusi, a pensare, si apri la porta. Dormi
mamma e uscita, fammi posto. Non attese il mio consenso, si mise sotto le
coperte, sei sicura che mamma non torna. Si tranquillo, baciami, non parlare
troppo. Ci baciammo, con molta intensità, accarezzavo il suo corpo, la baciai,
passavo la punta della lingua, sul seno, i suoi capezzoli grossi e duri,
leggermente più neri del suo corpo, d’ebano. Amore scopami, voglio che, mi
svergini, desidero sentire, questo cazzo, deflorarmi, voglio che tu sia il mio
primo uomo, e non so se mai ci sarà, un altro, nella mia vita, vienimi sopra,
sono pronta, ti voglio, amore mio. Cara sei sicura, veramente, e quello che
vuoi. Si e anche tu, sento il tuo cazzo, duro, contro la mia coscia, e
bollente, e pronto. Non dissi nulla, cosa potevo dire, volevo, averla,
desideravo scoparla, farci l’amore, chiamiamolo come ci pare, resta che
desideravo con tutto me stesso, scopare, lei apri le cosce, per agevolarmi, e
io mi distesi sul suo bellissimo, corpo, guidai il cazzo, e spinsi, si apri
come bocciolo, ai raggi del sole, del mattino, un fiore, puro che lei mi aveva
fatto dono, si aggrappo, a me non grido, al momento, della penetrazione, restai
fermo e ben piantato, dentro di lei, iniziai a chiavarla, dolcemente, e
lentamente, aumentai il ritmo. Amore mio
finalmente, sei dentro di me, chiavami, fammi, impazzire, ti amo amore mio,
godoo, godemmo insieme, sborrai dentro di lei, con intensità, ero rilassato, su
di lei, e mi teneva stretto. Amore mio e stato bello, mi lasci vado a lavarmi, mi auguro che non
abbiamo, imbrattato il letto, se non devo lavare tutto. Andai con lei in bagno,
avevo il cazzo sporco, di sangue e sperma, dopo averci lavato, e vestiti, lei
controllo il letto, preparo la colazione, mentre Lei era ai fornelli, io la
baciavo, gli accarezzavo il culo, di me lo darai, questo tuo culo a mandolino.
Credo che oggi basta, mi ai sverginata, il culo, può attendere. Come finimmo di
fare colazione, rientro mamma, io usci, andai da alcuni amici, ero con loro,
con la testa ero a casa, a mia sorella, dove ci porterà questa storia, io
scoprivo di amarla ogni giorno di più, forse la migliore cosa da fare e
parlarne con mamma, papa non cera più da un bel po’, i miei pensieri, erano
confusi, si accavallavano, uno sul l’altro, volevo vivere la mia vita con lei,
fare dei figli. Dove sei andato, torna tra noi. Ciao Tania, come va e un po’
che non ti vedevo. Sono stata in Germania, lo sai che ce mio fratello, si
sposato con una Russa, mamma mia che pezzo di fica, e bellissima. Al tuo
confronto, ci a perso di sicuro. Grazie del complimento, ma sono io che, mi
sono sentita, una passabile, al suo confronto, guarda, ti mostro le foto. Mi
mostro le foto della cognata Russa, e si che aveva ragione, Tania, dove la
pescata, tuo fratello, e Bona, per davvero. Te lo detto, e una gran fica, e non
se la tira per niente, a conoscersi, da quello che so, sul lavoro, e tu che
fai, mi hanno detto, che ti fai vedere in giro con tua sorella. E vero, io le
voglio bene, e mi dispiace, che qui la, giudicano per il suo colore. Sono solo
degli ignoranti, non li dar retta. Adesso che sei tornata, vuoi uscire con me,
una sera, o ai, il ragazzo. Non o, nessuno, e forse mi trasferisco, da mio
fratello, mi troverà un lavoro, Quando vuoi uscire, io sono libera tutti i
giorni, dimmi ai voglia di scopare con me. Tania , ti o sempre desiderato, e lo
sai, non e per questo che ti o invitato. Ti credo, sono sola a casa, i miei
sono fuori città andiamo, anch’io o voglia di scopare, e lo voglio con te, non
capisco perché non l’abbiamo fatto prima. Sei la bella della quartiere, e credo
che mi snobbavi. Matto quanto tempo, e quante scopate ci siamo persi, noi due,
io credevo lo stesso di te, tu il re del quartiere, il bullo, che tutte le
ragazze, volevano scopare, con lui, e tu non mi degnavi di uno sguardo. Mi
hanno affibbiato sopranomi, che non mi
riguardavano. Bene andiamo a casa, da me, o l’auto. Ai l’auto, chi ti a fatto, questo regalo. O
lavorato, sai, voglio ritornarci. Arrivati a casa da lei, come chiuse la porta,
mi bacio. Vieni andiamo in camera mia. Inizio subito a spogliarsi, mi invito a
fare altrettanto, restammo nudi, come inizia, a baciarle i capezzoli. Sei gentile,
ma o sempre un po’ di timore, non perdiamo, scopiamo, che ci togliamo il
desiderio, di farlo. Si distese, e io su di lei, fu una scopata senza cronaca,
sborrai, e non vedevo l’ora di andarmene , una delusione totale. Sei deluso
vero, io no, non voglio che finisce cosi, o sbagliato, a portarti qui, o avuto
paura dei miei. Ci rivediamo. Si organizzo io, mi riporti nel quartiere. Io mia sorella, come, avevamo l’occasione, si
scopava, una mattina, me lo dai il culo, o il desiderio di incularti. Se insisti,
facciamolo, alla fine te lo devo dare. Prendi un po’ di crema, quella per il
viso, andai in camera mia, mi Raggiunse, si spoglio, restavo, sempre sorpreso,
a vederla nuda, una Statua, un pittore o
uno scultore, poteva immortalarla, in un’opera d’arte, io con il mio colore
bianco, quasi cadaverico, era un bel contrasto, iniziai, in mediamente, a
leccare la fica, lei si eccitava, subito, quando glie la leccavo, e lei mi
diceva, che succhiarmi il cazzo, gli dava l’impressione, di leccare, un
cornetto, alla panna, con la fragola,
sulla capocchia, capi il momento che era eccitata al massimo, la invitai a
mettersi a pancia sotto presi la crema, glie la passai, sul buco, e sulla mia
capocchia, amore apri leggermente, la chiappe, sei sicuro che lo vuoi. Si lo voglio,
inculami, desidero sentirti, nel culo, cosi ti o dato tutto. Guidai il cazzo, e
spinsi, il culo si apri, e la capocchia, gli entro, per metà. Cazzo che fa male,
ma perché o detto di si, non ti muovere te ne prego. Vuoi che mi tolga, non sei
obbligata, a farlo. Non devi togliere nulla, ora ci sei e ci resti, e tutto
dentro. Non tutto, adesso, entro, del tutto, diedi una spinta, entrai del tutto
il mio pube, tocco le natiche, mi fermai, amore adesso ce l’ai tutto, sei
pronta, a farti pompare, questo bel culo. Inizia, a muoverti piano. Ebbe inizio l’inculata, nel
frattempo, avevo messo la mano davanti, la masturbavo, gli dissi, di sollevare
un po’ il ventre, gli misi un cuscino sotto, il culo si mise, all’insù, e io
avevo, più liberta, dal di sotto, cercavo di pensare, a qualcosa altro,
desideravo, che la sua prima inculata, doveva diventare un piacere, e non solo
il dolore, della penetrazione, non manco molto, che gli pompavo il culo, e la
masturbavo, inizio, a gemere. Amore adesso e bello, mi piace, non rallentare,
inculami forte, non sento più male, solo piacere. Aumentai il ritmo, gli misi
due dite, in figa, la chiavo con le dite. Amore sborra, godiamo insieme, eco,
adesso, godooo, vengo amore. Mi mossi con più velocità, e gridai il mio
piacere,insieme a lei, gli sborrai in culo, pompai ancora un po’, poi
lentamente, mi sfilai dal culo,(una donna mi disse una volta, che faceva più
male, quando lo tiravo fuori, presto,) restammo
un bel po’ distesi, e in silenzio, si desiderava riprendere fiato, mi stavo a
pisolando, cara, vestiti, e ora che rientra mamma. Appena in tempo che, rientro
mamma, chiamai Tania, mi venne a prendere, sotto casa, non guardai mia sorella,
la senti sbattere la porta della sua camera, so, che mi stavo comportando male,
e non mi piaceva, che dovevo, fare, non riuscivo, a decidere. Andammo, in giro,
lei si rese conto che cera, qualcosa che non andava. Che ai se non vuoi stare
con me, ti riporto a casa, non sei, mica obbligato. Ti chiedo scusa, non ci
sono con la testa, non e colpa tua. Cosa ai, problemi. Si il lavoro che non ce,
mamma fa quello che può, i soldi son pochi. Se vuoi, parlo con mio fratello, se
ce qualcosa, parti con me. Lo faresti, vengo volentieri. Io ti aiuto desidero
sapere, che ai, e se staremo insieme. Che o Tania, non lo so, forse e dovuto, a
un po’ di tutto, e voglio che tra noi funzioni, mi piaci molto. D’accordo, ne
parlo con mio fratello. Dieci giorni dopo, partimmo, Lasciando mamma e mia
sorella in lacrime, il lavoro, andava bene, con Tania, non andava, dopo, due
mesi, presi un piccolo appartamento in affitto,
con lei fini, da buoni amici, neanche a letto funzionava, cercai,
qualche rapporto, con qualche ragazza, ero triste, scopavo, come un matto,
quello che, facevo, non era scopare, perché lo desideri, e scopare, tanto per
farlo, capi che dovevo prendere una decisione, chiesi una settimana, sul
lavoro, e tornai a casa, non avevo avvisato del mio arrivo,mi auguravo di
trovare mia sorella da sola, e cosi, fu, come apri la porta, mi
abbraccio,piangeva, di gioia, io capi, perché ero tornato, l’amavo, chiuso la porta, fu una frenesia, nel
cercarci, restammo nudi, aiutandoci
avvicenda, la penetrai quasi con
violenza, era come volerle dire sei mia, la scopavo con forza, in quella foga,
cera il mio amore, e per la prima volta nella mia vita, sborrai, in pochi
secondi, passata l’euforia, ci rivestimmo, di sicuro mamma sarebbe tornata, era
un rito di tutte le mattine, fare un giro al mercatino. Mamma resto, sorpresa,
di vedermi. Come mai e successo, qualcosa. Siediti mamma, devo parlarti e con calma, noi
due ci amiamo, e voglio sposarla. Figlio mio io non sono cieca, ma non potete,
sposarvi siete fratelli, dio mi punirà, non si può. Mamma, ma perché, ci sarà,
un documento, che lei e stata adottata, e non e mia sorella. No figlio mio
siete fratelli, quella storia del cassonetto e falsa, tuo padre, era
prigioniero, io avevo te, ero sola, un giorno cerano dei militari americani,fermi
e un militare di colore, ti offri una tavoletta di cioccolato, senza tirarla
alla lunga, divento il mio amante, poi lo trasferirono, non o saputo più nulla
di lui, o conservato una sua foto, il suo nome, cara mi perdoni, ti mostro la
foto del tuo vero padre. Mostro la foto del militare. Mamma e papa, come la
storia del cassonetto. Lui fu liberato, al suo ritorno, gli raccontai la
verità, avrei accettato qualsiasi, sua decisione, lui fu gentile, gli dissi che
cero rimasta, ero inattesa, di te, lui mi disse, che non era colpa mia, ma
della guerra, non mi fece, uscire di casa, mi nascosi sino al parto, non
volevamo abbandonarti, se tu nascevi bianca, non ci sarebbero stati intoppi,
come sai sei nera, come il tuo papa, cosi quando venisti alla luce, si decise,
di fare quella messi scena, del cassonetto, ora siete a conoscenza della
verità. Mamma io non giudico non la fatto papa, perché io, ora resta, il fatto
che noi ci amiamo, mamma abbiamo scopato, non lo so quante volte, io voglio,
vivere insieme a lei, adesso la porto via con me. E peccato, e io ne pagherò,
le conseguenze davanti a dio. Mamma lascia
stare, dio, questa storia la sai tu, e papa che non c'è più, avete dichiarato
il falso, penso che negli archivi della polizia, ce la denuncia, che fece papa.
Penso di si. Ebbene posso dimostrare, che non e mia sorella. Raccontare, di
come, e tanti problemi, e inutile, e non serve, a nessuno, tornai a lavoro, e
quando tutti i documenti furono pronti, lei con mamma mi raggiunse, ci
sposammo, dopo un anno, una nota trasmissione televisiva, cercava parenti,
lontani, che non si erano mai visti, trovo il padre, in America, l’uomo fu
felice, era vecchio e solo, mamma, lo accetto in casa, lo accudì. Questa e una
storia vera, frutto, dei tempi, che svolsero tutto, il modo, forse, non ci
trovate tanto sesso, o voluto raccontare, i fatti, come si svolsero, grazie.
Nessun commento:
Posta un commento