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lunedì 19 marzo 2018

Una zia favolosa Inviata da un Lettore




                                   Una zia favolosa

Avevo perso mamma da qualche anno,. Persa, nel senso che era andata via, non lo so.  È non voglio saperlo, cosa gli passava per la testa. Papa è un bravo uomo, l’adorava. Non sono qui a raccontarvi il fallimento, del matrimonio, dei miei genitori.
La sorella di papa, mia zia Rosa. Era rimasta z
itella, per suo volere, ‘’ dice lei.’’ È una bella donna, una figa, che per strada, non passa inosservata. Inizio a venire a casa da noi. Papa era caduto in uno stato, depressivo. Lei inizio a badare a noi due. Papa andava  in ufficio. Zia si trasferì, divinamente da  noi. Tutto andava bene. Una mattina, mi svegliai prima del solito, mi alzai, con l’intendo di ritornare a letto, dopo aver fatto la pipi. Entrai nel bagno. Cazzo che sorpresa, cera zia nuda. Scusa zia la porta era aperta.
- Lo so non mi sono chiusa pensando, che dato l’ora, non era necessario. Penso che non ti scandalizzi, ne ai visto di ragazze nude tu. Cosi bello è attraente, come sei tu. 
- Non lo nego. Ma posso garantirti, che tu sei favolosa. È guarda che bozzo, mi è venuto.
- Vado può svegliarti tuo padre. È non ti farai una sega spero.
- Indosso la vestaglia, è usci, ridendo. Feci la pipi, ero eccitato. Stavo per farmi una sacrosanta sega. senti la voce di papa. Indossai la vestaglia, mi recai in cucina, zia aveva fatto il caffè. Me dai una tazzina. Mi passo la tazzina mi guardava, è sorrideva, notai che lo sguardo andava, al cazzo, che gonfiava l’accappatoio.
- Non ti sei segato, vedo, che sei ancora su di giri. Scossi la testa, ritornai in camera mia. Mi distesi sul letto. Restai in attesa, che mio padre usciva. L’atteggiamento di zia, era chiaro. Un invito era cosi?. Ho pure lo pensavo, volevo credere?. Dopo alcuni minuti senti papa andare via. Ritornai in cucina, zia non cera. Pensai che era ritornata, in camera sua. Andai vicino alla camera notai che la porta era socchiusa. Non bussai, entrai deciso. È lei era distesa nuda sul letto. - Ti aspettavo, con ansia, ero sicura che venivi.
- Eri cosi, sicura di avermi, soggiogato, mostrandoti nuda.
- Non ero sicura, lo speravo. È ora cosa a’in mente stare li a guardare, ho venire sul letto, è baciarmi?.
- Mi tolsi l’accappatoio, dato, che ero nudo, il cazzo duro, a più non posso, la cappella rossa è gonfia di sangue, pulsava, la sua pelle, era tesa, quasi lucida. Mi distesi sul letto, è la presi tra le braccia, poggiai la bocca sulla sua, apri le labbra per ricevere la mia lingua, senti che mi prendeva il cazzo, inizio a masturbarmi piano, era una carezza calda, la sua mano calda, lo teneva fermo, senza pressare, cosi mi sembrava di chiavare. Nel frattempo, le nostre lingue giocavano, tra loro. Mi piaceva molto il gusto della sua saliva. Un pensiero, era fisso, nella mia mente, dal momento, che l’avevo vista nuda, desideravo mettermi con la testa tra le sue cosce. Lasciai la bocca, iniziai a darle dei piccoli baci, sul collo, lentamente, arrivai alle tette, le aveva piccole è molto sode, quasi dure, è dato la sua età era, eccezionale. Presi il capezzolo, tra le labbra, era duro come un chicco d’uva, succhiai, per un po’, lo lasciai, con la bocca, continuai, ad accarezzarlo, scesi, piano, leccando, lasciando una striscia, di saliva, è finalmente, arrivai alla mia metà. Il monte di venere, era di un colore quasi rossiccio, i peli ricci, è lunghi. Pensai non se la rasa. Passai la lingua a spatola. Per assaporare i liquidi, della figa, con la punta della lingua mi feci spazio, tra quella giungla, di peli, cercai il clitoride, lo presi tra le labbra, è succhiai, lo tenevo fermo con le labbra, è lo martellavo, a colpi di lingua.
- Amore, girati mettiti, nella posizione che possa succhiarti il cazzo.
- Mi girai, nella classica posizione del sessantanove, la feci girare, mettendola su di me. Che spettacolo, avere sul viso, figa è buco del culo alla portata, della mia affamata lingua. Senti che mi leccava il cazzo, aveva iniziato dalle palle, Sali alla capocchia, lo prese, in bocca, inizio a succhiare, a pompare, ci davamo, piacere entrambi. Dopo un po’, la feci togliere, la feci distendere, lei apri le cosce, prese il cazzo è lo guido. Diedi un colpo di reni, entrai. La figa calda è umida, scivolai dentro, dolcemente, mi fermai, attesi.  
- Chiavami amore, mio che bello sentire questo bel, cazzo grosso e duro. Iniziai a chiavarla, forte, come voleva lei. Misi la mano di sotto, cercai il buco del culo, gli misi un dito dentro. Chiavavo è gli stuzzicavo il culo.
- Amore sei un diavolo. Conosci come far godere una donna, fottimi, il culo. Non sborrami in figa, lo voglio in culo. Aspetta, mi giro. Mi tolsi lei si mise, alla pecorina, sputai sulla capocchia, guidai il cazzo, diedi, una spinta, entrai, il culo era stretto. Ma lei, mi invocava, di non badare, di non essere gentile, gli piaceva, essere inculata. Io ormai ero arrivato al limite, desideravo sborrare, cosi aumentai il ritmo, è sborrai, diedi un affondo è la trattenni, con il cazzo ben piantato, in lei.
Da quel giorno siamo diventati amanti, chiaviamo quasi tutti i giorni, una zia favolosa.


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