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venerdì 9 febbraio 2018

Napoli Milano, Con Mamma Capitolo 2


Pensare, non mi va, e cosi, non o nessun segreto, come cita il proverbio meglio, sola che male accompagnata, o delle amiche e mi basta, se ti vedono, moriranno di invidia, a vederti al mio fianco, dai usciamo. Vorrei fare la doccia, e cambiarmi, mi dai il tempo. Certo vai la strada per il bagno la conosci. Mezzora dopo uscimmo, mi porto, nel centro, entrammo in un bar, cerano delle amiche, lei mi presento. E tu avevi questo gran fico di cugino, e lo tenevi nascosto. E arrivato stamattina, dove andiamo. Ti va la discoteca o al cinema. Dove volte voi siete in maggioranza,
comandate voi. Preferirono, il cinema, mia cugina, qua si fa alla romana, nessuna obbietto, la sala era semi deserta, il film non era nelle aspettative, prima che finiva, uscimmo, salutammo, e con il motorino di lei tornammo casa, aiutai a scendere la scala, che portava, nel seminterrato, per chiudere, il motorino, come chiuse la porta, si giro, e guardandomi mi chiese. Se vuoi baciarmi questo e il momento. Non mi aspettavo una richiesta del genere, e non che non ci avevo pensato, non risposi, ci baciammo, per un po’ di tempo, stavo per, sollevare il vestito, un rumore, ci blocco, ridendo contenti, salimmo in casa, tutti guardavano la Tv. Ci avevano lasciato le cena sul tavolo, cenammo scambiandoci, dei sorrisi, e scambiandoci dei baci. Tu ce lai la ragazza a Napoli. Ci siamo lasciati da un mese, non funzionava, cosi e finita, adesso noi che stiamo facendo. Nulla mentre sei qui ci divertiamo, non cerco un ragazzo tranquillo, e poi non mi va di avere un ragazzo lontano, sarebbe virtuale non reale. Ai ragione, tu forse non sai la novità, dal prossimo anno, vengo a vivere qua con voi, per l’università. Veramente mi fa piacere. Quello che mi faceva star male, era che non avevo occasione di, toccare mamma, non potevo fare nulla, solo attendere, il nostro ritorno a casa, l’indomani mattina, dopo colazione, zia mi chiese se andavo con lei nello scantinato per aiutarla a portare, delle bottiglie su. Scendemmo nel seminterrato, non cera nessuno, apri il suo locale, entro, si chino, per prendere, delle scatole, vederla alla pecorina, con quel bellissimo culo, in evidenza, fu più forte di me, stesi la mano e lo accarezzai. Sei fissato con il mio culo, cosi tanto ti attira. E bellissimo, chiusi la porta, gli sollevai il vestito. Che fai vuoi scopare, sei mio nipote monello. E chi se ne frega, sei una gran fica, e io o tanta voglia di scopare. Allora datti da fare che non abbiamo molto tempo. Lei mi aiuto a tirare giù i pantaloni, prese il cazzo e lo lecco un po’. Sai, che, ai un bel cazzo, e una leccata ci vuole per inumidirlo, adesso, chiavami. Si sollevo il vestito e si mise alla pecorina, entrai in lei, in un solo colpo. Piano che ancora asciutta. Come potevo andare piano era la mia prima chiavata, la ragazza, più di una sega non andava, anche mamma, mi aveva fatto una sega, la presi i fianchi, iniziai a chiavarla, con calma, dopo un po’, che chiavavo, lei inizio a dare dei sospiri, di piacere. E stupendo sentirsi piena, e essere chiavata, da un giovane, continua forte, fammelo sentire, tutto questo cazzo, dai cosi, e bello Vengo. E io esplosi con lei. Rimettiamoci in ordine, sono stata un’incosciente, predi quella cassetta, andiamo su. Mamma ci venne incontro nel corridoio, mi guardo, aveva uno sguardo furioso, perché?, cosa era successo, come poggiai la cassetta. Vieni di la ti o stirato il pantalone, dimmi che camicia vuoi, che la stiro. Si chiuse la porta alle spalle, mi mostro le camicie, li tratto come degli stracci, che ai che sei cosi, nervosa. E me lo domandi, ti sei scopato quella stronza di mia sorella. Dai i numeri, a perso tempo, pulire la frutta,a tolto quella  marcia, per questo abbiamo perso tempo, farnetichi, che vai a pensare. E cosi per davvero. Certo che e vero,domandalo a lei. Si cosi faccio la figura, di merda, voglio crederti. La presi, tra le braccia, la baciai sul viso, e gli sussurrai, amore sei gelosa, mi fa piacere, non devi esserlo, io amo te, e nessun’altra. Torni di la, tra poco vengo, penso che usciamo per andare dal parrucchiere. Stai calma ai capito amore mio, andai di la,parlando sotto voce, dissi a zia, della frutta, non fece domande, assenti, aveva capito, mi ero preparato, il terreno, per i mesi avvenire, abitavo con loro,papa gli avrebbe pagato un tanto al mese, potevo scoparla tutte le volte(questa, e una storia, che racconterò in seguito, sono inattesa, degli eventi) l’indomani ci fu il matrimonio, e noi partimmo la sera, gli sposi, avevano salutato gli ospiti, pochi a dire il vero, fuori la chiesa, avevano deciso che i soldi da pagare al ristorante, andavano in crociera, al nostro arrivo, a Napoli, cera l’autista di papa, ci porto a casa. caro io o bisogno della doccia. La facciamo insieme vuoi. Se vuoi, sono le tue mani. Non devi pensarlo, se ci sono cose, che, non vuoi, dillo, non sono una carogna, mi guardo e sorrise, contenta. Vieni, cosi mi lavi la schiena , regolai il getto dell’acqua, ci mettemmo sotto al getto, la nostra cabina doccia, era grande, per stare sotto il getto dell’acqua, ci toccavamo con i corpi, mi ero eccitato, il cazzo si poggio sul suo ventre, prendemmo le spugne, e piene di bagnoschiuma, ci lavavamo a vicenda, girati che ti lavo la schiena, si giro, dalla schiena, passai al culo, tra le natiche,tra le cosce, risali sulla schiena, mi accostai, con il cazzo, al culo, feci dei movimenti, con il bacino, il cazzo si mise tra le natiche. Che ai intenzione di farmi il culo, io non lo mai preso, o sempre avuto paura, del dolore che avrei provato. E non vuoi provare?, penso che con un po’ di crema, entrerà facilmente. Mi tenti, mi sto eccitando sentendolo tra le natiche. Proviamo. Qui adesso. Quando, chiusi il getto dell’acqua, la portai fuori dalla cabina, doccia , presi le crema, per il viso, poggiati al lavandino. Mi devo mettere, alla pecorina. Non proprio, basta quel tanto, che possiamo, provare, si chino, l’aggiustai, fu lei, a volermi mettere la crema sul cazzo, e lo mise al buco del culo, si rimise in posizione. Dai prova, se mi fa troppo male ti togli intesi. Come vuoi, guidai il cazzo, diedi una spinta, leggera, ma ferma, la cappella, trovo la strada. No, togliti fa male. Aspetta un attimo, ormai entrato, la capocchia, il più e fatto, spinsi senza fermarmi, sino a toccare, il culo, con il pube. Amore mio dio mi sento aperta, perché sono stata cosi stupida da Volere provare, togliti, se vuoi ti faccio un pompino. Dopo adesso ce lai tutto dentro, proviamo, e forse, ti piacerà. Muoviti piano, mi fa male non lo come dovrei provare piacere. Iniziai a incularla, lentamente, misi la mano davanti, gli stuzzicavo il clitoride, cercavo di resistere, a non sborrare, subito, doveva, provare piacere, se non ci sarebbe stato un seguito, di fatti, non manco molto che inizio e muovere, il culo, come io mi tiravo indietro lei non aspettava, spingeva il corpo, indietro, per paura che fuoriusciva il cazzo. Aumenta il ritmo, avi ragione, adesso mi piace, sto godendo, non o mai pensato che farsi inculare, era cosi, godoo, dai amore. Ti piace adesso, dimmi quando sei pronta, o voglia di sborrarti nel culo, dimmi che ti farai inculare, tutte le volte, che vogliamo. Si amore, lo faremo, sempre, per la prossima volta, voglio comprare un cazzo in lattice, cosi mentre mi inculi, l’altro me lo metti in fica, sai che goduria, sborra, fammi sentire, la sperma calda tra le chiappe, sborra fuori, desidero sentirlo sulla pelle.  Mimi tirai, fuori, continuai con la mano, gli sborrai, tra le natiche, sulla culo, l’accarezzai,un po’. amore, mi ai massacrata, e stato un massacro piacevole, o goduto, tanto, finiamo la doccia. Dopo che avevamo finito, e rivestiti, mamma, veramente vuoi acquistare, un cazzo, finto. Si sarò una sfacciata, ma io amo il sesso, come comprarlo. Tramite internet, arriva a casa in forma anonima, paghiamo, al corriere. E tu come sai queste cose, e ne sei sicuro. Certo, poi come lo so, sono pratico d’internet, devo prenderlo, dimmi tu quale ce ne sono diversi tipi. Questo qui, che ne pensi. Devi prenderlo tu in fica, guarda bene ci sono le misure, decidi quello che più ti va. Non mi giudicare, male, io o visto dei porno, dove delle donne si mettevano in figa, dei cazzi, bei grandi. E tu vuoi provare, a prenderlo, se si, mi dovrai togliere il desiderio, di metterti il cazzo, in figa, se poi ti va, guarda ce questo, che a le cinte. A cosa servono le cinte. E semplice, tu non vuoi che io ti chiavi, quando lo vorrai, me lo allaccio io, ti vengo sopra e ti chiavo, sarà un surrogato, penso anche, possa essere più piacevole, quando lo vorrai, in fica, e culo sarà diverso, lo prendiamo grande, con le cinte. O visto, che ce, come un telecomando. Credo che sia, per farlo vibrare, da quello che e scritto qua, vibra, vuol dire che quando ce l’avrai in figa, vibra, come non lo so, lo scoprirai da sola. Va bene compralo, puoi fare, che il corriere ti avvisi, dell’arrivo non vorrei che quel ficcanaso del portiere, lo prenda, in mano. Posso, farlo tranquilla, ordinai, alcuni clic, e fu fatto, sarebbe arrivato tra due giorni, aveva lasciato il mio numero, mi sarei fatto trovare, giù al palazzo. Il giorno dopo a scuola, non mancava molto, e finiva, poi gli esami e finalmente, in vacanza, mi dispiaceva, che mamma non veniva,la nonna, rimasta sola, non voleva, trasferirsi in città, viveva in una piccola casa di campagna alle pendici del Vesuvio, quando andavo da lei, era come rinascere, niente computer, non aveva internet, mi viziava, preparando piatti succulenti, di fatti al mio ritorno a casa, avevo messo un bel po’ di chili, questa volta, ci andavo, con un carattere cambiato più sfrontato, cera una vicina, di nonna una zitella, con due tette enormi, pensavo sempre cosa, Sarebbe stato, mettere il cazzo tra quelle enorme tette, questo anno ci provo, abitava poco lontano da nonna e nelle mie scorri bande passavo davanti a casa sua, lei mi offriva qualcosa, e si ripeteva, beato te, che sei giovane, farai faville con le ragazze, io me la godevo. Due giorni dopo mi chiamo il corriere, attesi il suo arrivo giù, pagai, andai di corsa, in casa, mamma, e arrivato il pacco, lei era in cucina,  preparava la cena. Aprilo vediamo come. Scartocciai l’involucro, quando il cazzo, in lattice venne fuori. Mio dio ma enorme, dalla foto non, era cosi. Dai che al pensiero di averlo dentro, ti stai già bagnando la fica.  Non lo so, mi fa un po’ paura. Vuoi provarlo. Adesso, devo preparare la cena. Che ci vuole, mettiti chinata con le mani sul tavolo, lo proviamo, come ti sta in fica, vuoi. Lo metti dentro, piano se sento che, troppo grande lo togli. Va bene, la solita storia anche quando si a fatto inculare, a detto lo stesso, e poi se lo prese tutto, si mise in posizione, gli sollevai il vestito, gli calai le mutande, la fica, vista cosi, sembrava, molto diversa, mi chinai, gli passai la lingua, tra le labbra, cercai di entrare, con la lingua dentro, dopo alcuni minuti, si era bagnata, presi il cazzo, finto, lo guidai, spinse, gli entro, facilmente, mi fece uno strano effetto, vedere la fica, piena, come una cozza, che si chiude, intorno al cazzo, lo mossi come a chiavarla. E grosso, lo preso tutto. Si ce lai tutto in fica,vuoi che ti chiavo. Non ce tempo, toglilo, non credevo che sarei riuscita, a prenderlo, e cosi grande. Domani cercherò, di tornare prima da scuola, o non ci vado, cosi possiamo fare quello che vogliamo. Non stare, a darti pensiero, abbiamo tempo quando torni da scuola, gli esami si avvicinano, poi dopo domani ti arriva l’auto, tornerai a casa, un po’ prima, nascondilo  in camera tua.   Torna, mi aiuti un po’. ritornai dopo aver messo al sicuro, il pacco, l’aiutai, in cucina, come due innamorati, ci scambiavamo, baci a carezze, arrivo papa, si ceno, lui cenava, sempre in silenzio, era un’abitudine, finito, di cenare, andava nel salone, prendeva un whisky, usciva sul balcone, fumava una sigaretta, mamma non voleva che si fumava in casa, dopo, sempre con il bicchiere in mano guardava, il notiziario, si chiudeva nel suo ufficio e lavorava sino a tarda ora, io dopo cena, studiavo, l’obbiettivo, era superare gli esami avere, l’estate libera, potermi scrivere, all’università.  L’indomani, appena mi fu possibile tornai a casa. Quando, potei liberarmi, arrivai a casa, entrai, la chiamai, ciao mamma sono a casa, non rispose strano, guardai in cucina, niente, in camera, da letto, niente, che strano, la chiamai sul cellulare, mi rispose, era andata in farmacia, tornava di li a poco, arrivo. Ciao amore sei tornato prima, l’avevi detto, comunque sono stata in farmacia, o preso dei preservativi, e della crema lubrificate, per la fica, tu quando mi inculi, devi metterlo, non voglio, che, lo facciamo senza protezione. Mamma con quel coso. E vero, può non piacere, il culo, a lungo andare, può essere, un focolaio di infezioni, usandolo, potrai trattenerti il tempo che vorrai. Come vuoi tu, Forse ai ragione. Bene vado di la, e quasi pronto, il tempo di preparare, gli
Spaghetti, tu datti una lavata, ti aspetto di la. Dopo pranzo, aiutai a pulire la cucina, come finimmo, ridendo, come due ragazzi, che hanno fatto una marachella, lei andò in bagno, io presi il cazzo di gomma, andai nella sua camera, mentre attendevo la sua venuta, pensai che lei non,aveva capito il motivo che avevo voluto, comprare, il cazzo con le cinte, pensai un giorno gli chiederò, di mettersi alla pecorina, in quel momento, gli avrei messo il mio cazzo, in fica, e non quello finto. Eccomi qua, pronta, a provare una nuova esperienza. Si inizio, col baciarsi, lei era ansiosa di provare, a sentirsi piena, con la penetrazione, in culo, e figa. Caro metti il preservativo. Io lubrifico questo finto. La vidi prendere il flacone, lubrificate vaginale, se ne mise, un po’ nella fica, io ero pronto, lubrifico, anche me, si mise alla pecorina. Caro entra, nel culo prima tu, poi metterò il mio. Entrai facilmente, nel culo, forse dovuto, a lubrificante, mamma ti sono tutto nel culo, mettiti, il cazzo in fica, lo mise. O no mi sento piena, quasi si toccano, muoviamoci, insieme. Mentre, io la inculavo, lei si chiavava, con il grosso cazzo, smaniava, e diceva parole senza un senso, narrativo, erano parole, dettate dal piacere, frase, cosi, o bello, o non più forte,  capivo solo una cosa, che con tutto l’amore che o per mia madre, mi sembra che non aspettava altro, il ricatto, non l’aveva scandalizzata, più di tanto. Caro mio sto godendo, tantissimo, e inizio a essere stanca, godi cosi posso riprendere fiato. Non ci volle molto, a gli gridai il mio piacere, e venni, non sono un esperto data la mia giovane età, fare sesso con il preservativo, e un po’ frustante, mi ci devo abituare. Caro mio che bello e stato una cosa fantastica, sai era da temo, che ci pensavo, ma con chi. Non potevi parlare con papa. Chi lui, capirai e un bigotto, cosa credi che se lui pensava al sesso, con fantasia, mi facevo scopare, dal vicino, lui mi viene sopra, da quattro botte, viene, e come un mammalucco domanda ti piaciuto amore, e stato bello, e io si amore, poi nel bagno e faccio, da sola, adesso sai il motivo del vicino. Adesso non lo cercherai più, vero. Non mi serve, o te, sei un giovane torello, ai fantasia, si vede che ai preso da me, guardati sei già pronto a ricominciare. Fammi provare come mi sta, allacciandolo alla vita, mi aiuto a sistemarlo, cera un piccolo problema, che due cazzi dritti, facevano fatica a convivere, alla fine ci riuscimmo, mettiti alla pecorina, desidero vedere, mentre te lo metto in fica. Di nuovo, o goduto tanto, magari domani. Adesso se non vuoi, mi tolgo e solo il desiderio di metterlo, dentro, si giro, si mise alla pecorina, scostai il cazzo finto entrai con il mio, subito iniziai a chiavarla, vuoi che, la smetta. No adesso continua, e più bello, essere chiava cosi, sto godendo di nuovo, lo sento un po’ caldo, cosa ai fatto. Mamma e il mio cazzo che ti sta chiavando sono io, e de la cosa più bella del mondo, e bellissimo chiavare, scoparti. Mi ai fregata, adesso chiavami, vorrei sentirti sopra, di me, lascia che mi giri. Mi sfilai da lei, mi sbarazzai del tutto di quel cazzo di gomma, mi distesi su di lei, ebbe inizio, una scopata normale, con scambi di baci a parole, d’amore.
Da quel giorno, scopavamo, tutti i pomeriggi, scopare, e riduttivo, alternavamo tra un sessantanove, un’inculata, con il cazzo finto in figa, o una sana scopata. La scuola, fini gli esami andarono alla grande, andai da nonna, per le vacanze, mamma veniva per il fine, settimana, si trovava, sempre il tempo e modo di farci una scopata, parti per Milano, per frequentare l’università, la zia fu contenta di vedermi, e dato, che era sola, mi porto in camera da letto, questa e un’altra storia, penso che lo intitolo, all’università, con mia zia, e mia cugina.


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